Interviene così l’operatore politico licatese Carmelo Pullara (in foto) sulle condizioni di viabilità nell’agrigentino.
“La chiusura della statale 626, da quel terribile 7 luglio del 2014, continua a provocare gravi disagi per tutti coloro che devono spostarsi da Licata verso l’entroterra siciliano e viceversa. Il crollo del ponte Petrulla ha causato ingenti perdite economiche per Licata e i paesi dell’agrigentino: turisti e visitatori dell’hinterland non si recano a Licata perché scoraggiati dalla impercorribile vecchia statale 123 che passa da contrada Sant’Oliva, rimasta unico collegamento tra Campobello di Licata, Ravanusa, Canicattì e altri paesi nisseni.
Perdite alle attività economiche, alle strutture turistiche, ai lidi, alle attività enogastronomiche e in generale al tutto il comparto commerciale e turistico del territorio.
Il ponte non riaprirà prima di settembre inoltrato. La bretella, che si continua a chiedere con insistenza da circa due anni e mezzo è – a detta degli addetti ai lavori – una soluzione impraticabile perché non è possibile realizzarla in contemporanea al cantiere di riparazione del ponte crollato“.
“E dunque? Continuiamo a chiedere ciò che non ci verrà mai dato? Piuttosto che chiedere misure compensative che risarciscano un minimo gli ingenti danni subiti, piuttosto che fare pressing a Roma o alla Regione per detassare le attività commerciali e turistiche per il mancato introito, si continua con una polemica sterile e infruttuosa sui ritardi che purtroppo ci sono e costituiscono la cruda realtà“.
“La politica – sottolinea Pullara – deve chiedere misure compensative! Ci asfaltino le strade! Detassino il cittadino! Ci aiutino a ripulire il territorio! Non ci hanno ridato il collegamento viario? Recuperino dandoci ossigeno attraverso altri servizi e altre opere! A cosa serve, oggi, reclamare per i ritardi di oltre due anni! A cosa serve continuare a polemizzare! Incaponendosi presuntuosamente sui ritardi! Si chieda attraverso i propri referenti che compensino il danno subito con altre azioni. Ripagando la gente concretamente. Perché ai cittadini ben poco interessa dei proclami e degli show mediatici quando i danni economici intaccano quel già precario ed esiguo introito mensile“.