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Editoriali

Un po’ di Agrigento al Festival di Brolo: ecco cosa non funziona della politica locale

festival-broloUn festival a Brolo di nove giorni realizzato con la partecipazione del Parco Archeologico “Valle dei Templi” di Agrigento e del Museo “Pietro Griffo”.

Tanto basta per riflettere su ciò che accade in Sicilia, ed in particolare ad Agrigento, città che proprio quest’anno celebra il 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello. Sì, perché se il grande drammaturgo fosse stato ancora presente, avrebbe sicuramente avuto modo di narrare il ruolo di una classe politica che oggi sembra essere sempre più assente dai bisogni dei cittadini. 

Brolo è un piccolissimo comune del messinese, luogo incantevole che contribuisce sicuramente a fare della Sicilia una delle isole più belle al mondo. Ma non vogliamo assolutamente giudicare la bellezza di un luogo e di un festival, sicuramente di altissimo livello, che vede anche Agrigento essere parte attiva di eventi che accrescono il mondo della cultura “Made in Sicily“, ma piuttosto fare un’analisi di ciò che è il ruolo della politica.

Un’analisi quanto mai contorta e piena di insidie, ma che rende Agrigento “atipica” nel suo essere. Se Brolo può contare uno dei festival più belli di Sicilia è perché la “politica” ha saputo far “quadrato” e ha donato a quei magnifici posti eventi musicali e di spettacolo di altissimo valore. Probabilmente tutto frutto di logiche che hanno permesso alla politica regionale di fare una “scelta”; quella scelta che sembra invece relegare Agrigento ad un posto di serie “B”. Un posto dove sembra quasi vivere in due mondi: quello dalla Valle dei Templi e quello della città. Agrigento è Valle dei Templi, come la Valle dei Templi è Agrigento. Due realtà che paradossalmente non dovrebbero convivere, poiché parte di un’unica essenza; quella essenza che rende unico questo posto e che potrebbe rendere Agrigento, ancora una volta, la “più bella città fra i mortali“.

Se lo scorso anno la città dei Templi si è vista “depredata” da scellerate scelte politiche regionali che hanno permesso di non elargire più, direttamente, l’oramai famoso 30% dei fondi derivanti dallo sbigliettamento dei beni culturali, lo si deve soprattutto a logiche politiche. Quella politica che vede numerosi parlamentari regionali agrigentini sedersi su “comode” poltrone. Ma alcune domande andrebbero fatte: cosa è stato fatto per Agrigento e gli agrigentini? Le scelte che hanno permesso di “depredare” ancora una Agrigento, sono state condivise dai politici agrigentini? Che logiche risiedono dietro queste scelte? Domande che probabilmente non troveranno mai una risposta, ma che dovrebbero porsi ogni cittadino, magari quando il 5 novembre andremo tutti a votare per il rinnovo del governo regionale.

Un pensiero espresso anche da Mario Aversa, del movimento cittadino “Agrigento Punto a Capo“, che riportiamo in tutta la sua genialità: “Nel 581 a.C. i Greci fondarono Akragas e per la storia di Agrigento vi fu un periodo pieno di ricchezza e potenza; Prosperità e splendore si ebbe anche nel 210 a.C. sotto la dominazione Romana;  La dominazione Araba esercitò grandi cambiamenti soprattutto per l’assetto urbano della città; Nel 1087 la città venne conquistata dai Normanni e questo fortunatamente per la storia di Agrigento fu un periodo molto florido che continuò anche con la dominazione degli Svevi. Infatti fu un periodo di grande fioritura edilizia e monumentale anche grazie alla presenza del potente casato della famiglia Chiaramonte. La fase della storia di Agrigento fu contraddistinto dal benessere e dal commercio propizio e continuò anche nei secoli XVII e XVIII………. Insomma, dopo questo breve, sintetico salto nel passato, sarebbe il caso di poter affermare che durante le dominazioni straniere, la nostra città ebbe molta più attenzione che non nelle mani degli amministratori Agrigentini che si sono succeduti in questi ultimi anni alla #Regione #Siciliana i quali hanno diviso la nostra città in 2 mondi: La Valle dei templi, luogo dove gira una immensa economia; la città vecchia, il centro abitato, in luogo dove si cercanu tri sordi pi fari una lira. Vergognarsi sarebbe il minimo“.

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