Le loro mogli (entrambe si chiamavano Maria) rimasero vedove e divennero orfani i 2 figli di Carmelo ed i 3 di Calogero.
“Quella tragedia, anche 61 anni dopo, – dice Massimo Raso, Segretario Generale della CGIL Agrigentina – ci parla ancora oggi, ci porta ad interrogarci su temi ancora attuali: sicurezza e dignità del lavoro, emigrazione. Ci deve portare a vigilare sempre sulle condizioni di lavoro anche in tempi di crisi. A pretendere il rispetto delle condizioni di sicurezza. Ancora nei giorni scorsi un operaio ad Agrigento ha rischiato la vita in un cantiere. Anche quella parte di istituzioni pubbliche che debbono vigilare affinché il rispetto delle condizioni di sicurezza venga rispettato debbono fare di più. Occorre lavorare per vivere e non per morire”.
Sottolineava, giustamente, Fausto Durante è responsabile Politiche europee e internazionali Cgil nazionale, come “Marcinelle parla ancora, parla soprattutto ora, parla al tempo e agli uomini che sembrano aver dimenticato e rimosso l’emozione e il ricordo. Parla ai giorni che viviamo, giorni in cui il lavoro torna ad essere considerato variabile secondaria e senza valore del processo produttivo, da remunerare poco e da spogliare di diritti, a partire da quello alla sicurezza.
Parla alla coscienza di tanti Stati europei in cui individui e organizzazioni senza scrupoli sfruttano il lavoro degli immigrati per poi respingerli e negare loro ogni diritto, in cui si erigono nuovi muri, si allestiscono moderni campi di concentramento e segregazione, si assegna consenso elettorale a forze politiche che vagheggiano ritorni a piccole patrie, predicano odio e supremazie di razza o di religione, alimentano conflitti e scontri di civiltà. Per queste ragioni, ricordare Marcinelle è un obbligo morale e un impegno culturale e politico di primaria importanza”.