L’associazione ambientalista Mareamico Agrigento, in collaborazione con l’Istituto tecnico commerciale Leonardo Sciascia – che ha messo a disposizione ben 235 studenti e la ditta BRG dei fratelli Brucculeri che ha fornito un mezzo gommato – ha potuto realizzare la più grossa operazione ambientalista degli ultimi anni.
“Grazie alla disponibilità e professionalità della ditta BRG – dei fratelli Giacomo e Giosuè Brucculeri – abbiamo bonificato dai rifiuti un lungo tratto di spiaggia di San Leone e liberato dalla sabbia una carreggiata del viale delle dune”.
Dopo Eraclea Minoa, Zingarello, il Caos e San Leone l’erosione costiera sta aggredendo anche la spiaggia di Fondachello/Plaia a Licata. La causa scatenante è probabilmente il porto di Licata, che in questi ultimi anni sta facendo arretrare la costa sottoflutto di diversi metri.
Il fenomeno erosivo che da anni colpisce la spiaggia di Eraclea Minoa non è terminato.
Mareamico ha inviato una lettera a tutti i sindaci dei comuni rivieraschi della provincia di Agrigento, alla Capitaneria di Porto e all’ufficio del Demanio regionale, per ricordare di non autorizzare mai più la pulizia delle spiagge con mezzi cingolati.
“Incredibile ma vero ad Agrigento”. Così in una nota l’associazione ambientalista Mareamico Agrigento.
Nel pomeriggio di domenica 23 luglio u.s., gli uomini della Capitaneria di porto di Porto Empedocle hanno accertato ben venti infrazioni commesse da altrettanti autoveicoli abusivamente in sosta sulla spiaggia nel Comune di Porto Empedocle, località Marinella.
E’ durato lo spazio di un giorno, e forse anche meno, l’effetto del massiccio intervento di pulizia della spiaggia di Marianello in territorio di Licata.
Questa mattina l’associazione ambientalista Mareamico Agrigento, in collaborazione con la ditta BRG di Roberto Bruccoleri, hanno resto nuovamente percorribile la pista ciclabile di San Leone, invasa dalla sabbia.
Avrebbe abusivamente occupato una porzione di spiaggia di circa 103 metri quadrati in località “Guitgia” allocando lettini e ombrelloni. Sarebbe questa l’accusa rivolta al titolare di uno stabilimento balneare di Lampedusa.