Dodici anni dopo l’operazione che ha sgominato un presunto giro di prostituzione all’interno di un locale lungo la zona industriale, il pm di Agrigento Elenia Manno ha chiesto il rinvio a giudizio per undici persone.
Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Agrigento ha disposto il rinvio a giudizio per dieci dei dodici imputati nell’ambito dell’inchiesta “Home made” che ipotizza un giro di droga prodotta in casa a Licata e smistata in varie province della Sicilia.
Chiesti sei rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta nata dalla morte del 44enne di Licata Giovanni Callea, rimasto folgorato nel maggio del 2017 mentre si trovava a lavoro in un cantiere a Licata.
Sono in tutto venti i rinvii a giudizio disposti dal gup del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, per altrettanti soggetti accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, corruzione, omissione di atti di ufficio, truffa e furti.
Richiesta di rinvio a giudizio per ben 59 soggetti coinvolti nella maxi inchiesta denominata “Montagna” che lo scorso 22 gennaio ha sgominato i presunti vertici di “Cosa Nostra” agrigentina.
Si conclude con otto rinvii a giudizio e quattro condanne l’udienza preliminare sull’inchiesta nata dalle presunte irregolarità per il la realizzazione nei pressi della Scala dei Turchi di Realmonte del cosiddetto “Villaggio dei Vip”.
Avrebbero rapinato distributori di benzina e banca. Sono due i canicattinesi presunti responsabili rinviati a giudizio per quattro rapine avvenute fra il novembre del 2004 e il febbraio del 2005.
Chiesti ben ventinove rinvii a giudizio dal pubblico ministero presso il Tribunale di Agrigento Emiliana Busto nell’ambito dell’inchiesta denominata “Demetra bis“, che ipotizza una presunta truffa ai danni di Inps e Inail attraverso la simulazione di infortuni sul lavoro.
Chiesti diciassette rinvii a giudizio dopo l’operazione, condotta dalla Guardia di Finanza di Agrigento, denominata “Giano Bifronte” che ipotizza un presunto giro di corruzione legati all’ottenimento di prestiti agevolati.
Rischiano il rinvio a giudizio venti indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Alta tensione” che ha portato i Carabinieri del comando provinciale di Agrigento ad accertare furti di energia elettrica ai danni dell’Enel con la complicità, in alcuni casi, degli stessi verificatori.