Sembra un fiume in piena il neo collaboratore di giustizia, il 50enne favarese Giuseppe Quaranta, arrestato nelle scorse settimane nell’ambito del blitz antimafia denominato “Montagna” che ha sgominato i presunti vertici di due mandamenti e di sedici famiglie presumibilmente appartenenti a “Cosa Nostra” agrigentina.
Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha rigettato il ricorso presentato dal boss empedoclino Gerlandino Messina, recluso presso la struttura penitenziaria di Tolmezzo, contro il decreto relativo alla proroga del regime di sorveglianza particolare previsto dal cosiddetto regime del 41 bis.
Sono state spedite ai Ris di Messina le pistole “Taurus”, calibro 357 magnum e la “Smith & Wesson”, calibro 38 special.
Ergastolo ed isolamento diurno per quattro anni, per il 45enne Gerlandino Messina, arrestato nel 2010 dopo una latitanza durata dodici anni.
Annullata la sentenza di condanna per un 55enne di Porto Empedocle indagato nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata “Dna”. L’uomo era stato condannato a sei anni di reclusione per associazione mafiosa.
I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento hanno riconosciuto l’empedoclino Gerlandino Messina (in foto), quale capo di Cosa Nostra per un determinato periodo nella provincia di Agrigento.
Ulteriore slittamento per l’udienza del processo d’appello che vede come “protagonista” indiscussa Anna Messina, sorella del più “famoso” Gerlandino Messina, boss di Porto Empedocle.
E’ stata nuovamente rimandata l’udienza del processo di appello che vede come imputata Anna Messina.
E’ di 22 anni di reclusione, la richiesta fatta dal pm della Dda Rita Fulantelli per l’ex superlatitante Gerlandino Messina.