Condannati dai giudici della Corte di Assise di Agrigento tre dei quattro imputati ritenuti essere gli scafisti del gommone che fu bloccato a largo delle coste dell’isola di Lampedusa nell’agosto del 2018.
Chiesta la condanna ai quattro presunti scafisti che nell’agosto del 2018 condussero un gommone a largo dell’isola di Lampedusa con a bordo oltre 177 migranti, poi salvati dalla nave della Guardia Costiera italiana “Diciotti”.
Associazione a delinquere finalizzata alla tratta di uomini e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la violenza sessuale e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Chiesta dalla procura della Repubblica di Catania l’archiviazione sul “caso” Diciotti che ha visto coinvolto il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Nessuna competenza da parte del Tribunale dei Ministri di Palermo nell’ambito dell’indagine a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso “Diciotti”.
“La Associazione Nazionale Magistrati, Sottosezione di Agrigento, ed i Magistrati degli Uffici Giudiziari di Agrigento, come tutti in questi giorni, hanno assistito, con grande sorpresa e profondo rammarico, ad un fiorire di varie accuse (in ultimo addirittura di “faziosità politica”) mosse da più parti, anche istituzionali, ai colleghi appartenenti all’Ufficio della
Una chiara scritta minacciosa accompagnata da un proiettile. E’ la busta recapitata alla procura della Repubblica di Agrigento ed indirizzata al procuratore capo Luigi Patronaggio.
Trasferiti dalla Procura della Repubblica di Palermo gli atti relativi all’inchiesta nata dopo la vicenda della nave “Diciotti” della Guardia Costiera.
Sono sulla scrivania del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, gli atti inviati dalla procura di Agrigento sul “caso” dell’indagine aperta nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini e del suo capo di Gabinetto in merito alla nota vicenda dei migranti a bordo della nave “Diciotti” della Guardia Costiera.
“Abbiamo riflettuto a lungo prima di prendere questa iniziativa ma poi, quando abbiamo appreso che nuove ipotesi di reato erano state aggiunte ai danni di Salvini e del suo capo di gabinetto, abbiamo rotto gli indugi e abbiamo deciso di muoverci“.