“Non si chiama mafia….si chiama Cosa Nostra”, così dicevano i boss del mandamento della “Montagna” durante uno dei tanti summit documentato dai Carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento.
Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha rigettato il ricorso presentato dal boss empedoclino Gerlandino Messina, recluso presso la struttura penitenziaria di Tolmezzo, contro il decreto relativo alla proroga del regime di sorveglianza particolare previsto dal cosiddetto regime del 41 bis.
I finanzieri dei Nuclei di Polizia Tributaria di Palermo e Agrigento hanno sequestrato decine di rapporti finanziari, 7 aziende, 1 villino e 9 terreni, per un valore complessivo di oltre 1,8 milioni di euro, nella disponibilità di Pasquale Antonio Cardella, 64 anni, di Licata.
Voto di scambio politico-mafioso: assunzioni in cambio di preferenze elettorali con, sullo sfondo, Cosa nostra.
Dall’alba di oggi, militari appartenenti al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione a n. 9 ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo nei
“Un altro colpo al cuore di Cosa Nostra. Ai suoi interessi. Ai suoi capi. Questo l’obiettivo raggiunto dai nostri uomini della Polizia, coordinati dalla magistratura, che con l’operazione denominata ‘Icaro’ hanno decapitato le famiglie mafiose di Agrigento e di Porto Empedocle e hanno stroncato i loro interessi”.
Ieri è stato il turno della difesa dell’ex sindaco e senatore Calogero Sodano (in foto). Dopo la requisitoria dell’accusa nella quale sono stati chiesti 8 anni di reclusione per l’ex esponente politico agrigentino, l’avvocato Salvatore Pennica, uno dei legali di Sodano, nella sua arringa ha ribattuto punto su punto sulle accuse del pm della Dda,
La Polizia di Stato, coordinata dalla procura distrettuale Antimafia di Palermo, ha arrestato alle prime luci dell’alba undici fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra attualmente latitante.