Avrebbe incendiato un materasso della cella in cui si trovava per poi scagliarsi contro gli agenti della Polizia Penitenziaria. Il fatto sarebbe accaduto all’interno delle mura della casa circondariale “Di Lorenzo” di Agrigento.
Un 43enne di Favara è stato arrestato dai militari dell’Arma dei Carabinieri della locale Tenenza poiché ritenuto responsabile dei reati di rapina in concorso e detenzione abusiva di armi.
La Polizia di Stato, nella giornata di lunedì 6 maggio 2024, ha eseguito l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che ha disposto, in sostituzione dell’affidamento in prova ai servizi sociali, la detenzione in carcere di un cittadino agrigentino.
Un impiegato 51enne di Grotte è stato arrestato dai militari dell’Arma dei Carabinieri che hanno dato esecuzione al provvedimento dell’ufficio esecuzioni penali della procura dopo la condanna a due anni e dieci mesi di reclusione.
Un finanziamento di oltre 36 milioni di euro per nuovi interventi in materia di edilizia penitenziaria. E’ quanto approvato dal Comitato paritetico Giustizia-ministero delle Infrastrutture che ha previsto anche interventi per le case circondariali di Agrigento e Sciacca.
Nonostante si trovava in regime di detenzione domiciliare, un 45enne di Favara ha ripetutamente violato le prescrizioni.
Avrebbero ricevuto e utilizzato alcuni telefoni cellulari – con annesse SIM – all’interno delle mura del carcere di San Cataldo, nel nisseno. La Procura della Repubblica di Caltanissetta ha disposto la citazione a giudizio di sette detenuti, tre dei quali agrigentini.
Sono nove le condanne emesse dai giudici della sezione penale del Tribunale di Agrigento nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti essere i protagonisti della rivolta scoppiata lo scorso 2 gennaio all’interno delle mura della struttura penitenziaria “Di Lorenzo” di Agrigento.
Un 73enne di Canicattì è stato arrestato dai poliziotti del Commissariato di Canicattì in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dopo che la Cassazione ha confermato la condanna a 22 anni di reclusione per l’omicidio – per futili motivi – di un 68enne agricoltore e vicino di terreni.
Il gup del Tribunale di Bologna ha disposto un rinvio a giudizio e una condanna nei confronti di due imputati agrigentini coinvolti nella maxi inchiesta sull’utilizzo di telefoni cellulari da parte dei detenuti nel carcere del capoluogo emiliano.