Udienza al Tribunale del Riesame per il 52enne agrigentino Antonio Massimino coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Kerkent” che ha portato all’arresto di 32 persone ritenute appartenenti alla famiglia mafiosa agrigentina.
C’è attesa per l’approdo al Tribunale del Riesame dell’inchiesta antimafia “Kerkent” scattata lo scorso 4 marzo con l’arresto di 32 persone ritenute appartenenti al clan che vede al vertice il presunto boss Antonio Massimino.
“Pronto a farmi 20 anni di galera, ma non ho violentato quella donna”. Sarebbero state queste le dichiarazioni rilasciate da Antonio Massimino, personaggio chiave dell’operazione antimafia denominata “Kerkent”.
Una mafia 2.0, tutta nuova, “rivoluzionata” quella dell’ultimo boss di Agrigento Antonio Massimino.
Uno “sgarro” che non è stato punito con un omicidio. Il presunto boss Antonio Massimino, principale figura del blitz antimafia scattato ieri denominato “Kerkent”, avrebbe “graziato” un giovane di Porto Empedocle dopo l’incendio ad un motorino commesso a danno di un suo gregario.
Confermata dal Tribunale del Riesame l’ordinanza cautelare nei confronti del 50enne Antonio Massimino e del nipote Gerlando di 26 anni.
Sarebbero state utilizzate nell’ambito di altro procedimento. Per questo, la difesa rappresentata dall’avvocato Salvatore Pennica, ha chiesto la non utilizzabilità delle videoriprese nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolto l’agrigentino Antonio Massimino e in nipote Gerlando, arrestati lo scorso 6 febbraio poiché trovati in possesso di
Nessuna risposta davanti al gip del Tribunale di Agrigento. Il 51enne agrigentino Antonio Massimino dopo essere stato arrestato insieme al nipote 26enne Gerlando fa scena muta scegliendo così di non rispondere alle domande.
Condannato ad un anno di reclusione il 50enne Antonio Massimino, accusato di essere stato “beccato” al volante di un’auto nonostante gli fosse stata ritirata la patente a seguito della misura della sorveglianza speciale.
Chiesta la condanna per il 50enne Antonio Massimino, finito nei guai dopo essere stato “beccato” alla guida di un’auto nonostante gli fosse stata ritirata la patente di guida dopo l’applicazione della sorveglianza speciale.