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Regioni ed Enti Locali

Situazione all’Iacp di Agrigento, Sunia e Cgil scrivono all’assessore regionale

sunia 1“Con la presente, intendiamo rappresentare il comportamento dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Agrigento”.

Inizia così la lettera che il Segretario Generale della CGIL Agrigento, Massimo Raso, e il Segretario Provinciale SUNIA, Floriana Bruccoleri, hanno inoltrato all’assessore regionale delle Infrastrutture e della Mobilità, Ing. Luigi Bosco, sulla situazione dell’Iacp di Agrigento.

“Con delibera n. 53 del 04.07.2017 del commissario straordinario Raul Gavazzi, firmata anche dal dirigente del servizio amministrativo d.ssa Antonella Siracusa, assistiti dal direttore Ulisse Sajeva, lo Iacp di Agrigento ha provveduto ad aumentare i diritti di segreteria per l’espletamento delle pratiche, arrivando a chiedere 500 euro per una voltura, un subentro o per regolarizzare un contratto di locazione, o addirittura 100 euro per il rilascio delle attestazioni”.

“Nella delibera si legge anche che tale adeguamento è giustificato dalle esigue entrate dell’Ente.
A questo punto ci si chiede, come può un ente pubblico come l’Istituto Autonomo Case Popolari che dovrebbe garantire il diritto alla casa ai meno abbienti, ai più poveri o a coloro che non superano un determinato reddito, che dovrebbe fare conoscere a tutti gli assegnatari i servizi offerti dall’Istituto e migliorare la qualità di questi servizi, invece cerchi soltanto di fare cassa gravando sulle fasce più deboli? L’Ente dovrebbe essere attento, pertanto, alle problematiche segnalate direttamente dagli inquilini, dovrebbe impegnarsi a svolgere la propria attività ispirandosi ai criteri di giustizia e di imparzialità, adottando solo quei provvedimenti che sono necessari a ridurre al minimo gli eventuali disagi che vivono gli assegnatari”.

“Tra l’altro non si può dimenticare che la situazione economica delle famiglie degli assegnatari risulta aggravata sempre più dalla crisi che viviamo, infatti capita molto spesso che gli assegnatari non riescono a pagare il canone di affitto perché hanno perso il lavoro e non sanno dove prendere i soldi”. Questo comportamento da parte dell’Istituto non è giustificabile, molto spesso l’ente dimentica qual è il suo obbiettivo e va alla ricerca di modi e maniere per vessare gli assegnatari, invece di cercare le forme più adeguate e andare incontro alle fasce che rappresenta”, concludono Raso e Bruccoleri.