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Siculiana: Delicato intervento su una Tartaruga. La biologa marina Freggi: “Gloria ha subito dimostrato di essere una grande femmina”

“Una storia bellissima che verrà raccontata, non solo per far vedere come la collaborazione tra tanti Enti possa aiutare a salvare una tartaruga marina, ma che sarà, soprattutto, oggetto di indagini scientifiche”.
Così la biologa marina Daniela Freggi sul primo intervento al mondo di “asportazione diverticolo esofageo” di circa 2 kg su un esemplare femmina di tartaruga marina Caretta caretta di circa 60 anni, in via d’estinzione.
Il delicato intervento è stato eseguito dal dott. Pietro Santalucia, medico chirurgo veterinario a Siculiana(AG), coordinato a distanza dal prof. Antonio Di Bello, del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari.

L’esemplare è stato recuperato nelle acque di Lampedusa da un pescatore locale e soccorso dall’Associazione Caretta caretta. La tartaruga, conosciuta col nome di “Gloria”, era stata avvistata l’ultima volta nel 2016, sulle spiagge della Grecia durante una deposizione di uova, come racconta Daniela Freggi, fondatrice del Centro Recupero Tartarughe Marine di Lampedusa e presidente dell’Associazione Caretta caretta: “La Tartaruga marina 24 NP 20, oramai soprannominata da tutti Gloria, è stata rinvenuta da un pescatore a Lampedusa che collabora da anni al progetto di cura e salvaguardia di una specie che è dichiarata da tutto il mondo a rischio di estinzione, eppure preziosissima per mantenere l’equilibrio dei nostri mari, visto che è una grande divoratrice di meduse.

Gloria ha subito dimostrato di essere una grande femmina

presentava una grossa malformazione sul collo, una protuberanza. Aveva una targhetta che ha permesso di ricostruire la sua storia. Grazie alla collaborazione con i progetti internazionali abbiamo scoperto che questa tartaruga fu marcata la prima volta in Grecia, il 1 luglio del 2008, mentre stava deponendo. Ha deposto, successivamente, altre varie volte, fino al 2016, ultima data in cui fu trovata a deporre. Poi scompare nel mare. Eppure, dopo otto anni, è ricomparsa nelle acque di Lampedusa. La malformazione ha subito impensierito tutti quanti. La protuberanza, infatti, era enorme e il peso portava la tartaruga a nuotare scoordinatamente. Dunque – continua la biologa marina – si è subito organizzato il trasferimento al Centro di recupero fauna selvatica e tartarughe marine di Cattolica Eraclea che l’ associazione Caretta caretta gestisce dal 2018. A Siculiana, inoltre, possiamo contare sulla bravura del dott. Santalucia, il chirurgo ormai delle tartarughe marine, che in Sicilia opera tutte le tartarughe che hanno bisogno di aiuto. Cosi ieri ( 26 luglio, ndr ) si è svolto un delicato intervento davvero unico. Gloria aveva un diverticolo esofageo che aveva formato una sacca nel suo collo dove erano racchiusi più di 2 chili di sabbia, conchiglie e tutto il materiale che lei aspirando aveva raccolto per poter mangiare. Gloria infatti era denutrita; adesso, dopo il post operatorio, potrà ricominciare a mangiare. Ci vorranno una ventina di giorni e poi ripartirà grazia alla collaborazione del personale della riserva WWF di Torre Salsa che ci aiuterà a ridargli la libertà”.
Qualche curiosità: la tartaruga marina comune (Caretta caretta) è la specie più diffusa nel Mediterraneo, ma sono presenti anche altre specie, tra cui, la tartaruga verde (Chelonia mydas) e, sebbene più rara, la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). In totale si contano sette specie di tartarughe marine distribuite nella fascia tropicale e temperata dei mari del mondo e sono tutte a rischio di estinzione, minacciate dalla cattura accidentale, degradazione dell’habitat, disturbo antropico e dai cambiamenti climatici. Una tartaruga marina comune può vivere raggiungere in natura fino a 80 anni. La maturità sessuale, a seconda degli individui, varia intorno ai 20-30 anni e la sua attività riproduttiva dura circa 10 anni.
I numeri:
150.000 il numero di tartarughe marine catturate accidentalmente ogni anno.
80% degli animali recuperati nel Mediterraneo aveva ingerito rifiuti di plastica.
250 i nidi trovati lungo le coste italiane nel 202 ( fonte WWF)

Foto gentilmente concesso dal fotografo  Nuccio Zicari

Articolo di Luigi Mula