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Si presenta il documento della Chiesa agrigentina sulla sanità pubblica “E si prese cura di lui” (Lc 10,34)

Il 13 marzo 2024 alle ore 18,00, nella sala Convegni Oratorio della parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Agrigento, dentro la Celebrazione della seconda Giornate di Studi Sociali che è alla sua XII edizione, sarà presentato il Documento della Chiesa Agrigentina sulla sanità pubblica consegnandolo al Commissario Straordinario dell’Asp di Agrigento, il Dott. Giuseppe Capodieci.
A presentare il Documento sarà Don Mario Sorce Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Agrigento e Presidente della Scuola di Formazione socio politica diocesana. A seguire una tavola rotonda sul Documento e sul tema della Sanità Pubblica alla quale parteciperanno lo stesso Dott. Capodieci, Il Segretario generale provinciale della CGIL Alfonso Buscemi e il Segretario Generale provinciale della UIL Gero Acquisto, modererà il Dott. Pezzino Salvatore.
Il Documento è il frutto del lavoro portato avanti dall’Ufficio di Pastorale Sociale e del lavoro, in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale Sanitaria, il Cartello Sociale, il Consiglio Pastorale Diocesano (nella persona della sua Coordinatrice la Prof. Giovanna Cavaleri) e il discernimento delle Comunità parrocchiali dell’Arcidiocesi.
Partendo dall’icona evangelica del Buon Samaritano, nel Documento, viene offerta una riflessione sul dono della salute diritto sancito dalla Costituzione Italiana e il valore redentivo del dolore come sull’azione della Chiesa che si fa Buon Samaritano accanto a ogni sofferenza e malattia perché proprio alla Chiesa è affidata da Gesù il compito di continuare nei secoli la sua missione in favore dei malati e sofferenti.
Si riflette sulle criticità ed emergenze del Sistema sanitario nazionale, regionale e provinciale, ponendo l’attenzione sulla carenza delle infrastrutture, del personale e degli investimenti.
A livello regionale si evidenziano le criticità maggiori rispetto alla situazione nazionale per le disparità tra le diverse aree della Sicilia in cui le zone interne rurali mancano di personale medico e strutture sanitarie adeguate; da qui il formarsi di lunghe e inaccettabili liste d’attesa e il ricorso necessario al privato per soddisfare la necessità di una diagnosi che può salvare la vita. Ancora più allarmante è lo stato in cui versa la situazione socio-sanitaria nella provincia di Agrigento, che si trova già in coda alla classifica nazionale delle aree depresse.
Grazie all’incessante e martellante lavoro di denuncia portato avanti nel tempo dal Cartello Sociale si è anche arrivati a una marcia provinciale ad Agrigento con la partecipazione di 3500 cittadini e 21 sindaci e altre tre manifestazioni nelle città con presidi ospedalieri (Sciacca, Ribera e Canicattì).
Alle Istituzioni che finora si son fatte sorde ai frequenti richiami perché si continuano ad operare tagli e smantellamenti dell’organizzazione dei servizi nei vari ospedali del territorio, viene rivolto l’appello dell’intera Comunità ecclesiale, non solo per il miglioramento del servizio ma anche per evitare la massiccia fuga di operatori sanitari, stressati da ritmi di lavoro insostenibili data la carenza negli organici.
Il nodo – continua il Documento – è politico e si potrà sciogliere solo con consistenti investimenti sanitari nei bilanci delle Regioni e con un incremento adeguato dei corsi universitari medici, dislocati in varie zone del territorio.
La pesante crisi della Sanità siciliana e Agrigentina è reversibile? C’è speranza? La risposta sarà positiva allorché il Governo regionale indirizzi tutte le risorse economiche ed umane disponibili alla rifondazione strutturale generale e definitiva della rete sanitaria, tale che si inverta l’attuale sua tendenza al declino.
Cinque le vie di riflessione e di possibili azioni proposte dalla Chiesa Agrigentina:
• Saper ascoltare l’uomo sofferente e aiutare la sua famiglia a prendersi cura di lui;
• farsi “malati con i malati” coltivando la relazione, sul modello di Gesù che sanava sempre dentro un incontro personale;
• portare a sistema le buone pratiche e le reti solidali, perché la differenza la fanno le persone che sanno andare oltre il loro dovere, come ci ha ricordato la pandemia;
• nella comunità cristiana non delegare la cura ad altri, perché nella salute, che riguarda tutti, è coinvolta profondamente tutta la vita[1].
• Ricordare a nostri rappresentati politici nazionali e regionali che sono stati scelti dal popolo per servire il popolo anche nei suoi bisogni.

[1] Mons. Giuseppe Baturi, Convegno nazionale di Pastorale della Salute, Bari 2023