Niente stipendio da sedici mesi ma ugualmente a lavoro per accudire i 35 ospiti della struttura: il riferimento è ai lavoratori di “Villa Betania”.
All’interno della struttura ci sono operatori, ausiliari, cuochi, in pratica coloro che materialmente e manualmente si occupano dell’accudimento degli anziani, giorno e notte.
“Non possiamo scioperare perché altrimenti chi accudirebbe gli anziani?”, affermano in una nota girata alle redazione.
Sono sottoposti a carichi di lavoro estenuanti e per colpa della crisi, il personale è stato ridotto. Il numero dei dipendenti per ogni turno di lavoro è stato dimezzato, da quattro a due unità.
I servizi esternalizzati, come per esempio la lavanderia, sono tornati “in sede” e anche di questo ed altro devono occuparsi i due turnisti. Le pulizie, l’assistenza fisica, il dar da mangiare a chi non è nelle condizioni di farlo autonomamente. Una situazione ormai insostenibile che sperano si risolva in un modo o in un altro.
Sono padri e madri di famiglia, tutti monoreddito, ridotti sul lastrico e costretti ad umiliazioni indicibili: loro ed i familiari, consapevoli di tutto.
“Non abbiamo più una vita sociale perché non ce lo possiamo permettere” afferma una lavoratrice della struttura.
“Viaggiamo dai nostri paesi per venire a lavorare e affrontiamo anche queste spese” spiega un altro ausiliario, “dobbiamo pagare le bollette, la manutenzione delle autovetture per esempio. Eppure la struttura, ormai obsoleta, è sempre attiva e pronta per ricevere ricoveri”.
C’è anche chi ha inscenato una protesta clamorosa incatenandosi davanti alla Prefettura: “Mi hanno subito ricevuto, ci dicono che qualcosa si muoverà presto, ma la nostra situazione psicologica è devastata”.
Chiedono, in attesa di risposte, di essere ricevuti dal Prefetto ed esternare la loro situazione ed il loro enorme disagio.