Sblocca cantieri, Cimino (OdA): “La qualità del progetto per il rilancio socioeconomico del nostro territorio non è una priorità del Governo nazionale”
“Non bastava aver creato una statalista e desueta centrale di progettazione, cercando di togliere ai liberi professionista il ruolo principe di progettare. Ora, non contenti, inseriscono anche l’incentivo per la progettazione per i pubblici dipendenti e ritorna l’appalto integrato. La volontà è di far smettere i liberi professionisti di svolgere il proprio lavoro? Come se il problema di una Italia che non riesce ad andare avanti sia risolvibile con centrali di progettazione e incentivi per pubblici dipendenti!”.
Lo afferma Alfonso Cimino, presidente dell’Ordine degli architetti di Agrigento che proprio ieri ha partecipato alla riunione della Consulta Regionale degli Architetti, svolta a Enna, alla presenza del vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Rino La Mendola. Nel corso della riunione si è discusso del Decreto sblocca cantieri, n.32 del 18 aprile 2019, sulle “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici”. Con il Decreto sono entrate in vigore le modifiche al D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti) e al D.P.R. n. 380/2001 (c.d. Testo Unico Edilizia).
“Il Decreto non va nella direzione di rilancio del territorio e nemmeno della qualità del progetto – prosegue Alfonso Cimino – Anzi, manifesta chiaramente la volontà di far smettere di lavorare i liberi professionisti”.
In questi anni, con grande impegno, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha raggiunto obiettivi storici per i liberi professionisti con il D.Lgs. 50/2016, con il D.Lgs. 56/2017 (correttivo), con i Bandi tipo per i servizi di architettura e ingegneria.
“Ora, dopo meno di due anni comincia, invece, un processo, assolutamente non condiviso, di riforma del codice contratti – spiega Alfonso Cimino – Attenzione, a manifestare il disappunto non è soltanto l’Ordine degli Architetti di Agrigento. Queste modifiche non hanno ricevuto commenti positivi da parte dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e dello stesso Consiglio nazionale degli architetti, con il vicepresidente, oltre che coordinatore del tavolo “Lavori Pubblici” della Rete delle professioni tecniche, Rino La Mendola”.
Nei giorni scorsi, come noto, l’Ordine presieduto da Alfonso Cimino ha organizzato un convegno con relativo corso per coordinatore dei concorsi di progettazione proprio per promuovere e rilanciare i concorsi puntando alla qualità del progetto.
“Nel tentativo di voler semplificare, ad esempio, con l’articolo 3 introducendo modifiche sostanziali al DPR n. 380/2001 – dichiara Cimino – si stabilisce che l’autorizzazione del Genio Civile sia subordinata non più alla classe sismica della zona in cui ricade ma alla complessità strutturale delle opere da realizzare. In tal modo si aggrava di responsabilità il professionista che, previa valutazione sulla complessità strutturale, dovrà decidere se procedere al semplice deposito o se richiedere l’autorizzazione necessaria nei casi di complessità strutturale, anche in zone a bassa sismicità, per le quali in atto basta il deposito del progetto. Ecco, dunque, che la norma, finalizzata allo snellimento delle procedure, finisce invece per appesantirle e per alimentare contenziosi. Ma non è finita. Di contro, nello stesso articolo 3 è prevista la possibilità che le regioni, nelle more dell’emanazione di apposite linee guida da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, possano stabilire elenchi di interventi da sottoporre, o meno, ad autorizzazione. Per fortuna, la Regione Sicilia, e in particolare il dirigente generale del dipartimento Tecnico, Salvatore Lizzio, ha tempestivamente predisposto una direttiva di cui al DDG n. 189/2019 del 23/04/2019, con la quale gli addetti ai lavori sapranno se un intervento è da sottoporre ad autorizzazione (interventi rilevanti ai fini della pubblica incolumità), a deposito al Genio Civile (interventi di minor rilevanza) o a semplice comunicazione (interventi privi di rilevanza ai fini della pubblica incolumità) richiamati nell’Allegato A dello stesso Decreto. In questo modo, si evita la confusione prodotta dal Decreto sblocca cantieri e si riducono le responsabilità del professionista il quale potrà seguire regole chiare per decidere se procedere al deposito, alla semplice comunicazione o se invece chiedere l’autorizzazione al Genio Civile”.
Sulla centralità del progetto, così come espresso dal Presidente dell’Anac, Cantone, in sintonia con il vicepresidente del Consiglio nazionale degli architetti, Rino La Mendola, con il rilancio dell’appalto integrato il progetto è confinato a un ruolo marginale e consente l’affidamento dei lavori in mancanza di un progetto esecutivo.
“Così come ampiamente ribadito – conclude Alfonso Cimino – i lavori vanno affidati solo a fronte di un progetto esecutivo di qualità, ancora meglio se attraverso i concorsi di progettazione a due gradi che aprono il mercato ai giovani professionisti e a coloro che, negli ultimi anni, non hanno avuto la fortuna di lavorare e di accrescere il proprio curriculum vitae; attraverso la norma in vigore, con il concorso a due gradi, infatti, i requisiti vanno dimostrati solo a valle, non a monte, e solo dopo aver vinto il concorso di progettazione. Inoltre, non è possibile affidare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria i quali, secondo il decreto “sblocca cantieri”, potranno essere affidati sulla base di un progetto definitivo. C’è di più. Il Decreto introduce modifiche sostanziali sugli incentivi ai pubblici dipendenti, previsti dall’articolo 113, dirottando tali incentivi dalla programmazione alla progettazione. Ora, da anni ribadiamo che ognuno debba fare il proprio mestiere: ai liberi professionisti il ruolo di progettare, ai dipendenti pubblici il compito di programmare e verificare”.