Riqualificare gli spazi pubblici dei centri storici creando anche nuovi servizi e parcheggi; rigenerare il costruito valorizzando il patrimonio edilizio esistente; premiare con incentivi fiscali i cittadini che investono nella messa in sicurezza, nell’efficientamento energetico e nelle riqualificazioni della propria casa.
Sono questi i punti cardine per la rigenerazione sostenibile delle nostre città che fino a ieri definivano, in ambito provinciale, la ricetta degli architetti per la rigenerazione urbana delle nostre città. Oggi, finalmente il linguaggio che piace agli architetti agrigentini è stato meritoriamente adottato dai parlamentari sottoscrittori del Disegno di legge 29, attualmente all’esame dell’8^ Commissione del Senato.
La Legge prevede un Piano nazionale per la rigenerazione urbana che punta alla riduzione a zero consumo di nuovo suolo entro il 2050; un fondo per la rigenerazione, sostenuto dallo stanziamento di circa 3,5 miliardi di euro da spendere entro il 2037. In particolare, il disegno di legge stanzia 100 milioni, per il biennio 2025-2026 e 300 milioni per ogni anno dal 2027 al 2037, in favore dei Comuni che attueranno una serie di adempimenti come la perimetrazione, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della Legge, dei centri storici e delle aree urbane in cui verranno realizzati gli interventi di rigenerazione; una programmazione comunale che individui gli interventi specifici e le risorse necessarie per realizzarli; la riduzione di tributi e canoni in favore dei privati che investano nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
«Lanciamo un appello ai parlamentari agrigentini – dichiara il presidente dell’Ordine degli architetti Rino La Mendola – affinché le Camere approvino prima possibile questo Disegno di legge, che metterebbe a disposizione delle amministrazioni comunali, in regola con gli adempimenti prescritti dalla stessa Legge, un tesoretto di 100 milioni di euro, da spendere nel biennio 2025-2026 per la rigenerazione urbana delle nostre città».
La riqualificazione degli spazi pubblici richiamerebbe investimenti di privati che, grazie agli incentivi fiscali, sarebbero stimolati alla realizzazione di interventi per la messa in sicurezza e per l’efficientamento energetico della propria casa abbandonata nel centro storico. Tutto ciò alimenterebbe il ripopolamento dei centri storici, dove riaprirebbero quelle attività artigianali e commerciali che nel tempo erano scomparse.
«È un’occasione – continua La Mendola – che non possiamo perdere per riqualificare il patrimonio edilizio esistente e soprattutto i centri storici che potrebbero così riconquistare l’antico ruolo di cuore pulsante delle città, consolidando le radici culturali delle nostre comunità».
Contestualmente, l’importante provvedimento legislativo avvierebbe una riduzione del consumo di suolo sino a raggiungere quota zero nel 2050.