Riforma dell’Ordinamento Penitenziario: gravi rischi nella riforma del Governo
“Gravi rischi discendenti dal varo del D.LGS. di riforma dell’Ordinamento Penitenziario“. Ad evidenziare lo schema che è stato ritenuto formulato sulla base di una scarsa valutazione dell’attuale realtà dell’ambiente penitenziario visto nella sua complessità e senza tenere nel dovuto conto delle osservazioni formulate dagli addetti ai lavori è il presidente dell’A.N.F.T. – Associazione Nazionale Funzionari del Trattamento del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria – Ministero Giustizia, Stefano Graffagnino.
“Dar voce agli operatori del trattamento – scrive Graffagnino – è fondamentale affinché si possano comprendere quali siano i reali ostacoli che si frappongono al raggiungimento dell’obiettivo dell’effettività della funzione rieducativa della pena. Solo chi vive quotidianamente il carcere può comprendere quali possano essere le ricadute concrete delle determinazioni legislative“.
Tali osservazioni, provenienti da chi probabilmente è il massimo conoscitore dell’esecuzione penale intramuraria, già a capo della Direzione Generale Detenuti e Trattamento del D.A.P. ed autore di pregevolissime circolari sulle attività di osservazione e Trattamento, il dott. Sebastiano Ardita, esplicano con estrema chiarezza i gravi rischi insiti nella riforma che il Governo vorrebbe realizzare e suggeriscono qual’è invece la chiave di volta per conferire effettività alla funzione rieducativa della pena.
L’ANFT, composta da addetti ai lavori, ha debitamente prospettato alla Commissione Giustizia presso la Camera, gli interventi legislativi che occorrono per conferire maggiore effettività alla funzione rieducativa della pena, in linea con quanto espresso nel corso dell’audizione dello scorso 6 febbraio presso il Senato della Repubblica dal dott. Ardita.