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Relatori d’eccezione al corso sul “Riconoscimento delle specie e delle varietà di interesse agrario per il bacino del Mediterraneo”

È cominciato questa mattina, nella sala Fazello del museo Griffo, il primo dei tre corsi di formazione sul tema “Riconoscimento delle specie e delle varietà di interesse agrario per il bacino del Mediterraneo” promosso dal Parco Valle dei Templi, con il patrocinio dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali e della Federazione regionale dei dottori agronomi e dottori forestali.

In cattedra docenti d’eccezione: Paolo Inglese (direttore scientifico del corso); Rosario Schicchi, Rosario Di Lorenzo, Tiziano Caruso e Salvatore Festosi dell’Università degli Studi di Palermo; Ferdinando Branca dell’Università degli Studi di Catania; Claudia Miceli e Maria Carola Fiore di Crea Bagheria e Alfio Spina di Crea Acireale; l’agronomo Oriana Porfiri e Isabella Dalla Regione che, oltre a essere agronomo, fa parte della Fondazione archeologia arborea.

“Il corso assume notevole importanza – spiega il professor Rosario Schicchi – perché affronta problematiche relative alle biodiversità legate alle specie da frutto, orticole, a tutte le specie vegetali che l’uomo utilizza per fini alimentari. Io tratterò il tema legato alla tassonomia, cioè le regole della classificazione delle piante, solitamente identificate con un binomio scientifico noto in tutto il mondo mentre, localmente, si utilizzano nomi che variano a pochi chilometri di distanza. Occorre, senza dubbio, certezza nell’identificazione e nella riconoscibilità in campo per evitare anche casi di avvelenamento. Si pensi, ad esempio, alle verdure raccolte in natura dove spesso si confonde la Mandragola con la Bieta da sole o con la Borragine, ecco perché dare i caratteri tassonomici distintivi delle singole specie è fondamentale”.

“La biodiversità non è un tesoro da nascondere nel cassetto – afferma il professor Paolo Inglese – Se l’Italia, nel campo della frutta e dell’agricoltura, ha una grande ricchezza varietale storica deve metterla a frutto conducendo anche programmi di miglioramento genetico così da conquistare una fetta di mercato importante legata all’identità delle varietà. La gente mangia la frutta che conosce e, se si perdono il patrimonio e il privilegio di svilupparla, alla fine coltiveremo in Italia frutta prodotta da altri e questo non deve succedere. È essenziale che l’Italia torni ad avere la proprietà intellettuale, pratica, materiale e commerciale della frutta che vende”.

Il corso, articolato in tre moduli per la durata di 20 ore ciascuno, rientra nel ben più ampio progetto “Demetra”, coordinato da Lillo Alaimo Di Loro, agronomo e funzionario del Parco Valle dei Templi, ed è finalizzato all’acquisizione di competenze e qualifiche specialistiche per il riconoscimento del patrimonio biologico locale, per la conservazione, tutela, promozione e divulgazione della biodiversità coltivata mediterranea e si rivolge a figure qualificate professionali in ambito agrario e forestale che desiderano occuparsi di biodiversità coltivata.

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