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“Querelle” sulle presunte “violenze” delle Forze dell’Ordine: la verità secondo Arnone e Principato

Si è tenuta stamani la conferenza stampa convocata dall’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone e dalla collega Daniela Principato dopo i fatti accaduti lo scorso 30 settembre quando, tramite un video pubblicato sul profilo YouTube dell’avvocato agrigentino, sono stati denunciati presunti abusi e violenze perpetrate dalle Forze dell’Ordine nei confronti dei due legali.

La vicenda riguarda la convocazione di una conferenza stampa da parte dell’avvocato Arnone dopo il servizio mandato in onda al Tg 5 sulle demolizioni nella Valle dei Templi e sugli scontri con la procura agrigentina dello stesso avvocato agrigentino. Conferenza, effettivamente mai effettuata per la diatriba posta in essere con alcuni rappresentanti delle Forze dell’Ordine che, secondo quanto scrive Arnone nella denuncia inviata al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, avrebbero attuato presunti reati che vanno “dalle violenze, violazione di domicilio, aggressione fisica, alle ingiurie ed altri reati“.

Una denuncia che lo stesso avvocato Arnone ha voluto inviare al procuratore Scarpinato in quanto “minacciato – scrive Arnone – di essere sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, al fine di giustificare la singolare teoria che le percorse ricevute erano motivate dall’impedirmi il suicidio“.

Motivo del contendere uno “striscione” affisso sul balcone dello studio legale dell’avvocato Giuseppe Arnone.

Sul “caso” l’avvocato Daniela Principato ha voluto coinvolgere anche l’Ordine degli Avvocati di Agrigento, che tramite una nota nella quale viene resa nota la propria versione dei fatti, afferma che: “E’ mia opinione che l’avvocatura agrigentina deve assumere una iniziativa netta e chiara di denuncia di tali violazioni di diritti essenziali di libertà. Io sono parte offesa – scrive l’avv. Principato – delle condotte di cui al video e sono stata spintonata e maltrattata nell’esercizio delle mie funzioni, ripeto nell’esercizio delle mie funzioni. E’ stato violato lo studio professionale e i locali ove svolgo la mia attività“.

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