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Protesta bianca per il teatro Samonà di Sciacca

samona 2Adesso basta scherzà, #riapriteilsamonà”, questo il messaggio lanciato da moltissimi ragazzi da tutta Italia per protestare contro l’apertura e chiusura lampo del teatro della città di Sciacca.

Infatti dopo ben 40 anni di lavoro ed un enormità di soldi pubblici spesi per finire una delle più grandi opere incompiute della nostra penisola, il teatro è stato aperto, con una gran cerimonia in pompa magna e taglio del nastro da parte del ministro Alfano, esclusivamente per un congresso distrettuale del Rotary; tale congresso, della durata di tre giorni, ha dato l’ illusione di un’apertura del teatro, perché alla fine dello stesso, sono tornati i lucchetti ai cancelli e tutto è rimasto come prima.

Così due giovani di Sciacca, Peppe Caracappa e Nicola Termine, hanno lanciato una provocazione tale da riuscire a suscitare una forte indignazione nei loro concittadini ed a far si che molti ragazzi da tutta Italia inviassero le loro foto o si facessero fotografare con un cartello con la dicitura “adesso basta scherzà, #riapriteilsamonà”.

Il successo dell’iniziativa è da ricondurre ad un’ironica richiesta che i due giovani hanno realizzato, ma che non è mai stata spedita nè tantomeno protocollata alla regione Sicilia, dove chiedevano di riaprire il teatro per la finale di Champion’s League sottolineando che non avrebbero permesso l’ingresso ai gufi, né il pascolo abusivo delle persone.

Tale richiesta, oltre alla firma dei due giovani, riportava anche il nome del famoso attore Stefano Accorsi, rifacendosi ad una famosa pagina di face book “da un’idea di Stefano Accorsi”; la notizia della richiesta ha creato subito una vivace discussione, in quanto molti, fermandosi all’ apparenza, non hanno recepito il valore della proposta.
Al contrario, invece, di molti ragazzi, i quali hanno aderito alla protesta bianca ed hanno accettato di farsi fotografare o di inviare le loro foto con la ormai famosa dicitura.

Bisogna tenere alta l’attenzione sulle incompiute della nostra città – affermano Peppe Caracappa e Nicola Termine – perché dopo la chiusura delle nostre terme, la mancata ultimazione delle piscine comunali e numerose altre strutture, non possiamo permettere che un luogo di cultura come il teatro Samonà, sia solo un posto dove tagliare l’ennesimo nastro per i fotografi”.