Lo affermano in una nota congiunta Massimo Raso, Vito Baglio e Salvatore Cacciatore della CGIL e FILLEA della segreteria di Agrigento, che aggiungono:
“Le diatribe politiche non danno un contributo concreto alla causa di questi Lavoratori ed al destino di questo sito produttivo.
Ancor di più deleteria e pericolosa la lotta tra i Lavoratori, quelli che sono “dentro” e quelli che sono rimasti fuori: sia chiaro, Noi intendiamo tutelare con forza sia i primi che gli altri!
Perché per Noi il problema è uno solo: comprendere cosa intende fare Italcementi del suo insediamento produttivo di Porto Empedocle”.
“Per questa ragione, l’unica vera iniziativa da intraprendere è “costringere” l’Azienda a dichiarare i suoi propositi.
Appare evidente che se Italcementi pensa di continuare a mantenere l’impianto di Porto Empedocle solo con il centro di macinazione e di occupare solo 31 unità, si pone concretamente l’esigenza di capire come assicurare il lavoro a tutti coloro che sono fuoriusciti da quell’impianto e che gradualmente saranno tutti senza ammortizzatori.
Di questi Lavoratori debbono farsi carico tutti e per loro occorre trovare una soluzione, rispettando gli impegni assunti”.
“Questo significa aprire il ragionamento su un diverso utilizzo dell’Impianto e dell’Area di Porto Empedocle con riferimento ad una loro diversa utilizzazione.
Anche qui. Possibile che non riusciamo a trovare una sede dove fare il punto ufficiale delle tante iniziative che erano state annunciate?”
“Italcementi non può sfuggire a questa esigenza di chiarezza: dica come intende muoversi.
Ci appelliamo a Confindustria Sicilia affinché sia la sede propria di questo confronto che è confronto sindacale perché attiene al “piano industriale” dell’Azienda.
Ma si faccia presto. Questo territorio e questi Lavoratori non possono restare in balia del tempo che passa!”, conclude la nota di CGIL e FILLEA.