Politica: Tutti in groppa al “popolo ignorante”
Dov’è finita la politica vera, la politica dei cittadini e al servizio cittadini? Dov’è finito il coinvolgimento, quello vero, quello fatto di partecipazione, quello vivo della gente?
La scomparsa della politica vera e la sempre più lontana partecipazione della gente, ha fatto sì che prendessero piede delle forme di pensiero economico e gestionale della cosa pubblica costruite ad hoc da chi gestisce il potere di infondere a raffica verso il “popolo ignorante”, complice anche una tambureggiante informazione che non lascia respiro di pensiero. Ascoltare i Tg è come vedere scorrere le immagini della quotidiana pubblicità, varia nei formati, uguale nel messaggio. Corruzione, disoccupazione, mafia, rating, banche, credito, country ceiling rating, fattori qualitativi, fattori quantitativi, centrali di rischi, triple A, stretta fiscale etc.
E che dire dei grandi gruppi internazionali, una “mafia elegante” che detta le regole economiche dell’Italia e dell’Europa. Oggi siamo più “allittrati”, più “compiuterizzati”, più “iPhonizzati”, ma fondamentalmente nulla è cambiato. In molte famiglie manca il lavoro, il pane, la serenità. La nostra democrazia è una democrazia indiretta, con rappresentanti eletti dal popolo, che una volta “appollaiati” sulla scranna ne vengono storditi, stravolti. Una democrazia ornata di un ingente quantitativo di scandali di corruzione e malversazione, molti dei quali degni di attenzione giudiziaria. Non desidero fare un’elenco dei politici corrotti, non basterebbe una pagina e non “sortirebbe” alcuna vergogna da parte loro. Ci mancavano solo gli scandali ecclesiastici. Di fronte a noi, a difendere posizioni che nulla hanno a che vedere con i diritti della gente, ma solo con la difesa di privilegi consolidati, ci sono sempre le stesse persone.
Troviamo i responsabili delle politiche nazionali che condividono con i padroni dell’economia interessi materiali, dettando decisioni agli amministratori territoriali. La politica sembra aver rinunciato al suo “ruolo storico”, quello della soluzione dei problemi sociali nell’interesse collettivo. Dobbiamo fare un passo indietro, rifare un percorso umano, politico ed intellettuale. Una rivoluzione dolce e senza morti, una rivoluzione culturale.
Dobbiamo tornare alle lotte di Danilo Dolci, (soprannominato il Gandhi della Sicilia) sociologo e attivista della nonviolenza, altrimenti ai nostri figli lasceremo una società vuota, ricca solo di apparenze.
Aldo Mucci