Dai Monti Sicani alle spiaggie Agrigentine, fino ad arrivare alla Valle del Belice, parte l’appello di numerosi operatori del comparto turistico, i quali temono che per fronteggiare una crisi senza precedenti, le misure ad oggi adottate siano insufficienti.
Scrivono al Presidente Musumeci, ai deputati ed ai sindaci della provincia di Agrigento, coinvolgendo anche le associazioni datoriali, una congrua rappresentanza di imprenditori operanti in provincia di Agrigento nel settore turistico-alberghiero.
In poche righe, che vogliono sostituire sterili ed inutili post sui social, rappresentano una serie di problematiche ancora irrisolte e di cui si sollecità la criticità.
Nella nota, che in appena 24 ora raccoglie le adesioni di oltre 150 operatori, si evidenzia come gli alberghi, i ristoranti, le pizzerie, i bar, i pub, i parchi acquatici e di divertimento, gli agriturismi, le pasticcerie, le rosticcerie, i B&B, case vacanze e tutte le attività annesse e connesse al macro settore turistico-ricettivo e dei servizi extralberghieri, rischiano seriamente la loro sopravvivenza.
In poche righe che evidenziano come in un momento del genere servono decisioni rapide, al di la di formalismi, gli operatori chiedono un incontro per affrontare 6 punti principali:
“1 -L’erogazione di un bonus a fondo perduto a “burocrazia zero” per il mantenimento della attività, finalizzato prioritariamente a sostenere il pagamento di utenze, canoni di locazione, ed altri costi di gestione
2 – La proroga fino al 31 Luglio del distacco di utenze essenziali, quale luce, gas ed acqua, con eventuale rateizzazione del debito complessivo fino a 10 rate mensili. Ad oggi la sospensione è limitata fino al 3 Maggio.
3- La concessione di una garanzia regionale sui mutui, da erogare tramite Irfis o tramite i Comuni al fine di evitare cavilli burocratici ed accessiva discrezionalità delle banche
4 – La riapertura delle attività in tempi ormai brevi, vista la curva epidemiologica dei contagi in Sicilia, con un trend che fa ben sperare, in assoluta condizione di normalità. Infatti, anche a perdere una o due settimane, gli operatori ritengono che misure restrittive delle modalità di somministrazione (dei posti a sedere, della disposizione delle sdraio, degli accessi in genere degli utenti) siano assolutamente penalizzanti per le nostre aziende, non consentendo di coprire i costi di produzione e di mantenere i livelli occupazionali richiesti.
5 – Interventi al fine di accelerare l’erogazione della Cassa integrazione guadagni, che ad oggi in pochissimi casi è stata erogata, nonché una proroga della misura ad almeno 13/15 settimane.
6 – Come già fatto per il comparto agricoltura e pesca, filiera agroalimentare ed agrituristica, lo stato di crisi va dichiarato espressamente anche per il settore turistico ricettivo e per quello dei servizi extra-alberghieri, prevedendo sospensioni di pagamenti vari (rate mutui, contributi, imposte regionali) senza lasciare a banche o ad enti vari discrezionalità nella lettura delle norme, come sta accadendo per la normativa nazionale.
Chiaramente in alcuni casi può intervenire direttamente la Regione Sicilia, in altri casi il governo regionale dovrebbe farsi portavoce presso quello nazionale. Tuttavia si ritiene che la Sicilia, per la curva epidemiologica dei contagi e per la fragilità del tessuto imprenditoriale, debba ripartire in condizioni di normalità, diversamente da altre regioni come la Lombardia.
Si auspica infine che una delegazione venga urgentemente convocata entro e non oltre il 27 Aprile per trovare una soluzione alle problematiche esposte.
Ci piace infine evidenziare come conclude la lettera degli operatori del settore turistico della provincia di Agrigento: “Nella consapevolezza che trenta minuti del Vostro mandato possano rappresentare la sopravvivenza o meno delle nostre aziende e dei relativi posti di lavoro, aspettiamo DOMANI DI ESSERE CONVOCATI. Conosciamo purtroppo i tempi della politica e DOPODOMANI POTREBBE ESSERE TARDI”.