Operazione antimafia “Opuntia”: ecco le accuse mosse ai sette coinvolti
Sarebbero appartenenti alla famiglia mafiosa di Menfi. E’ questa l’accusa principale con la quale i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno effettuato ieri il blitz, ordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo con il nome in codice “Operazione Opuntia”, che ha di fatto azzerato la presunta famiglia mafiosa operante nel territorio di Menfi.
I provvedimenti restrittivi scaturiscono da una complessa e prolungata indagine condotta sin dal 2014 dalla Compagnia Carabinieri di Sciacca sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso armata, denominata “Cosa Nostra”, con l’aggravante dell’aver perseguito il controllo di attività economiche e di appalti pubblici.
Sette i coinvolti finiti nei guai. Queste le accuse mosse: Tommaso Gulotta, Matteo Mistretta e Vito Riggio “per aver fatto parte della ‘famiglia’ mafiosa di Menfi coadiuvando Vito Bucceri (il collaboatore di giustizia) nelle sue attività illecite, mediante una partecipazione attiva anche in qualità di autisti, fornendo la disponibilità propria e dei propri mezzi di trasporto”; Domenico Friscia “per aver fatto parte della famiglia mafiosa di Sciacca ricoprendo altresì la carica di ‘consigliere’ di Vito Bucceri nell’organizzazione e nella gestione delle illecite attività, prendendo parte ad incontri e riunioni con il medesimo e con altri esponenti di vertice di Cosa Nostra della medesima famiglia di Menfi, e per aver richiesto a (omissis) delle armi comuni da sparo da tenere a disposizione dell’organizzazione mafiosa”; Pellegrino Scirica “per aver fatto parte della ‘famiglia’ mafiosa di Menfi, veicolando costantemente informazioni tra gli associati, mettendo a disposizione il suo studio medico quale luogo di incontro riservato, intervenendo con manifesta influenza nella trattazione e nella gestione delle illecite attività associative, partecipando altresì ad un incontro con Leo Sutera”; Cosimo Alesi e Giuseppe Alesi “per aver fatto parte della famiglia mafiosa di Menfi, veicolando informazioni e messaggi tra vari associati all’organizzazione mafiosa, organizzando incontri riservati tra Domenico Friscia e Vito Bucceri, anche in locali nella loro disponibilità a Menfi, coadiuvando Bucceri nelle illecite attività, partecipando Giuseppe Alesi alle attività di rimozione delle microspie installate all’interno dei veicoli in uso a Pellegrino Scirica e Domenico Friscia e altresì attivandosi per il reperimento delle armi”.
Nell’atto firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Fabio Pilato anche alcune aggravanti, fra le quali l’associazione armata.