Omicidio di Angelo Truisi, i dettagli dell’operazione: ucciso per un debito di cocaina
Dopo gli arresti di stamani di tre uomini ritenuti responsabili dell’omicidio del giovane fabbro licatese, Angelo Truisi (in foto), emergono i dettagli dell’operazione denominata “Phintia”.
Il cadavere del giovane, come si ricorderà, fu trovato nel mese di gennaio (dopo la denuncia di sparizione di circa 1 mese prima) bruciato e vilipeso. Ad ucciderlo un colpo da arma da fuoco sparato da un fucile calibro 12.
In particolare, il movente è legato ad un traffico di cocaina e ad un mancato pagamento di una “partita” di circa 30 grammi che avrebbe scatenato l’ira dei giovani assassini. Droga che, secondo la ricostruzione dei fatti, sarebbe appartenuta a Salvatore Gueli di 40 anni e a Diego Catania di 22 anni.
Un regolamento di conti dunque legato ad un debito contratto nell’ambito di una “storia” di traffico di droga finita male.
I dettagli sono stati resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa convocata dal procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, dall’aggiunto Ignazio Fonzo e dai pm Salvatore Vella, Carlo Cinque e Simona Faga.
Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, diretti dal dirigente Giovanni Minardi, e dal Servizio Centrale Operativo e Commissariato P.S. di Licata stamani hanno tratto in arresto i tre responsabili: Diego Catania, 22 anni; Angelo Cannizzaro, 20 anni; Salvatore Gueli, 40 anni.
I tre uomini avrebbero portato Angelo Truisi in una cascina abbandonata in contrada Nicolizia per picchiarlo e poi ucciderlo brutalmente con un colpo di fucile calibro 12. Fatto aggravato dai motivi abietti, dalla crudeltà e dalla premeditazione, nonchè dall’occultamento di cadavere.
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