Le dimissioni del primario del Pronto soccorso del San Giovanni di Dio riaccendono i riflettori sul problema della carenza di medici che interessa non solo Agrigento ma tutta Italia. Riteniamo sia poco produttivo commentare la vicenda in sé ma occorra, senza ombra di dubbio, risolvere il problema alla radice per evitare il propagarsi di simili situazioni anche in altri ambiti specialistici della sanità.
A monte del nostro sistema sanitario ci sono i tagli che nel tempo ne hanno amputato non solo le schiere di professionisti ma, ricordiamo, perfino i posti letto. Il Covid-19, nel 2020, ci ha posto la questione nella maniera più drammatica accendendo la flebile fiammella della speranza che vuole la sanità in capo all’agenda politica, senza colore, senza distinzioni ma nel solo interesse dei cittadini.
Tre anni dopo, ci rendiamo conto che ben poco abbiamo appreso dalla pandemia.
Le facoltà di Medicina delle Università continuano a restare con un numero limitato di accessi alle specializzazioni, che limita l’opzione di scelta, con l’idea, infondata, che in tal modo si innalzi la qualità degli specialisti: ci siamo accorti, nel tempo, che l’unico risultato prodotto è la gravissima mancanza di medici.
E ancora, i medici che si specializzano in Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza sono talmente pochi da non riuscire a sovrastare l’offerta di lavoro. Crediamo che un segnale per incentivare la scelta di specializzazione in Mcau debba essere sicuramente data dalla remunerazione e dallo scudo penale. Due argomenti sui quali il nostro Ordine ha dibattuto diverse volte e in svariate circostanze che, ad oggi, influiscono notevolmente sulla scelta di specializzazione dei giovani medici.
Con il passare del tempo, di fronte all’inerzia di chi ci governa, la sanità è arrivata a un punto morto: mancano i medici e i pochi ancora in servizio negli ospedali, presentano le dimissioni per dedicarsi alla Medicina del territorio dove la remunerazione è pressoché invariata ma il carico di fatica e responsabilità è senz’altro minore.
Cercare le responsabilità, semmai ve ne fossero, per le dimissioni del dottore Vaccaro, non è utile ad alcuno. Semmai sarebbe appena il caso di rivedere la macchina organizzativa aziendale per apportare ritocchi utili al suo buon funzionamento e attuare i più efficaci interventi al piano sanitario da parte del Governo regionale. Siamo, comunque, convinti che la soluzione del problema sia legata a doppio filo con il Governo centrale al quale competono l’erogazione dei servizi sanitari e la salute pubblica che, ricordiamo, essere un diritto insopprimibile dei cittadini.