Naufragio Canale di Sicilia, l’inchiesta passa da Agrigento a Roma
Secondo quanto riportato da diversi quotidiani nazionali, anche la Guardia Costiera sarebbe nel mirino delle indagini per una presunta omissione di soccorso.
Dalla Procura di Agrigento a quella capitolina: ha un risvolto nazionale l’inchiesta avviata nei giorni scorsi dai magistrati del tribunale della città dei templi in merito il naufragio, avvenuto a 50 km da Tripoli, dello scorso 18 gennaio.
Il procuratore Patronaggio, dopo quell’ennesimo episodio di cronaca che ha avuto come teatro il canale di Sicilia, ha deciso di chiarire fino in fondo dinamiche e modalità dell’accaduto e dei soccorsi.
Come si legge dall’agenzia Agi, i magistrati agrigentini ipotizzerebbero un’omissione nel soccorso del barcone naufragato ed adesso hanno girato le carte a Roma. A sua volta, la procura romana starebbe indagando anche la Guardia Costiera per comprendere eventuali responsabilità circa l’alto numero di morti, almeno 117.
Da quel naufragio sono sopravvissute solo tre persone, trasportate poi a Lampedusa e sentite nei giorni scorsi dal sostituto Salvatore Vella.
Secondo le ipotesi investigative dei magistrati, la Guardia Costiera italiana avrebbe dovuto agire subito dopo aver saputo della possibilità di naufragio anche se, in quel momento, il barcone in questione si trovava in acque di competenza libiche.
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