Mercatino etnico a San Leone: merce contraffatta e controlli assenti
Domenica pomeriggio, un giorno qualunque per una passeggiata sul lungomare sanleonino. Molti gli agrigentini che dopo il ferragosto hanno preferito “smaltire” la lunga giornata di festa estiva passeggiando e soffermandosi in quegli stand messi a disposizione dal Comune di Agrigento per il “mercatino etnico“.
Almeno doveva essere questa l’intenzione iniziale della nuova amministrazione comunale ed in particolare dell’assessore al ramo, Franco Miccichè. Ben 80 gazebi su tutta l’area dell’ex eliporto con operatori tutti in regola con la normativa sul commercio ambulante che, secondo il regolamento predisposto dal Comune di Agrigento, si erano impegnati a non vendere merce contraffatta. Un impegno che la stessa amministrazione, teneva a precisare, sarebbe stata garantita attraverso i controlli del Comando dei Vigili Urbani.
Peccato che la nostra inchiesta di circa un mese fa dimostrava l’esatto contrario: operatori commerciali che sulle proprie bancarelle vendevano borse e scarpe contraffatte. Un allarme che, pochi giorni dopo la nostra denuncia, ha visto l’assessore comunale Miccichè prendere provvedimenti con l’invio di una informativa alla Guardia di Finanza per intensificare i controlli.
Quel che invece ancora oggi resta è la totale “anarchia” in un luogo che il Comune di Agrigento “in primis” dovrebbe vigilare per evitare che diventi sinonimo di illegalità.
Le foto che pubblichiamo dimostrano infatti che ancora oggi proprio su quelle bancarelle si vendono ancora scarpe, borse, cinture, occhiali rigorosamente contraffatti.
Paradosso dei paradossi è quello di vedere uomini della Polizia Municipale, Guardia di Finanza e Carabinieri, presidiare l’area pedonale del lungomare Falcone e Borsellino e lasciare “indisturbati” gli ambulanti che fino a qualche mese addietro presidiavano quelle zone.
Risultato? Gli stessi ambulanti oggi si ritrovano a vendere la stessa merce (ribadiamo ‘contraffatta‘) in un’area comunale senza nessuno che controlli e vigili sulla legittimità di tale comportamenti.
Agrigento continua ad essere “res nullius“.
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