Meno abbracci, più strette di mano: il sociologo Pira intervistato dal Corriere
“La nostra è una generazione della paura. Sui social, veniamo scottati dagli haters e guardiamo foto di teneri abbracci e nella realtà il contatto fisico ci spaventa”.
Il professor Francesco Pira, sociologo e docente di comunicazione all’Università di Messina, e nostro Direttore Editoriale lo ha dichiarato all’autorevole giornalista Candida Morvillo, che firma un ampio servizio a pagina 23 del Corriere della Sera di ieri e riproposta anche nella versione on line del quotidiano.
Scrive Candida Morvillo: “Nel mondo anglosassone è già acclarato: la stretta di mano vive una ritrovata popolarità, a scapito di abbracci e baci, sempre più malvisti nei saluti fra conoscenti e colleghi. Uno dei motivi è che, nel post Weinstein, schioccare baci o allungare pacche sulle spalle passa come altamente sconsigliabile… La stretta di mano viene rivalutata anche perché abbiamo esagerato in baci e abbracci: molti trovano molesto essere shakerati e sbaciucchiati da chi si conosce poco.”
Intervistata anche l’esperta di galateo Laura Pranzetti Lombardini: “La mano la porge la persona più importante o la donna. La stretta? Né molle né troppo forte, specie verso chi porta anelli. E breve. La mano non si porge a lama, come a minacciare. Il braccio deve stare obliquo e morbido”.
Insomma la nuova tendenza è quella di mantenere le distanze. Meno rischi. Anche se poi sarà difficile che quando lo sentiamo rinunciamo ad un abbraccio. Ma l’articolo fa riflettere sulle nuove abitudini, e come ha affermato il professor Pira sulle nuove paure.