“La mafia agrigentina stava investendo e controllava il commercio di uva e altri prodotti agricoli nella provincia: un modo per i boss di accaparrarsi ingenti risorse economiche che andavano ad alimentare le casse dei clan e limitavano il ricorso ad attività illecite rischiose come il traffico di droga”.
Queste le parole di Filippo Perconti, portavoce del Movimento Cinque Stelle alla Camera dei Deputati.
“Le cosche presidiavano la principale attività economica del territorio, il mercato agroalimentare. Capimafia e boss della stidda sono coinvolti nell’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato a 22 fermi, c’è anche Matteo Messina Denaro fra i destinatari del provvedimento di fermo, irrintracciabile da 28 anni eppure sempre coinvolto sui fatti rilevanti che riguardano cosa nostra – prosegue il deputato pentastellato – ancora una volta, dobbiamo confermare che sugli interessi illeciti della criminalità organizzata non bisogna mai abbassare la guardia.”.
“L’operazione antimafia è stata condotta in un contesto particolarmente critico per chi gestisce attività imprenditoriali, rappresenta un segnale importante per mettere in sicurezza un territorio provato dalla crisi economica, dalla perseverante presenza della malavita organizzata ed ora dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Vorrei esprimere la mia vicinanza alle forze dell’ordine e alla magistratura che con impegno e dedizione, stanno portando avanti la battaglia dell’affermazione della legalità per liberare la nostra terra dalla mafia e dal malaffare” – conclude Perconti.