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Cultura

“L’uomo di Al Capone” tra omicidi e affari nella Chicago anni ’20

L'uomo Al CaponeTrapiantate gli eccessi della Bella Époque in terra americana – saranno gli Anni Ruggenti di cui Francis Scott Fitzferlad nel suo Il Grande Gatsby ha descritto argutamente i germogli; inibite il consumo di alcool con una legge dello Stato inaugurando la cosiddetta epoca del proibizionismo.

Condite tutto con una guerra di mafia senza precedenti di cui uno dei contendenti porta il nome di Alphonse: Alphonse Capone. Con uno sforzo di memoria ricordatevi che in quel periodo tutti i presidenti dell’Unione Siciliana, il sodalizio sindacale che per gli analisti americani costituiva l’altra faccia di una medaglia chiamata Mano Nera, erano stati crivellati e che, a questa mattanza, si aggiunse in un triennio quella di altri duecento morti che hanno colorato di rosso le strade della più grande città dell’Illinois. Aggiungete come valore aggiunto un’invasione di milioni di migranti alcuni dei quali pronti a brutalizzare la Carta dei Diritti del nascente stato americano, esportando illegalità e sistemi criminali già collaudati nel nostro meridione.

Immaginate, infine, quale collante e il leitmotiv che lega tutti questi elementi u bisnissi, ovvero il business. Questa è la cornice della vicenda storica ricostruita ne L’uomo di Al Capone. Tony Lombardo: dall’indigenza siciliana a “zar” del crimine nella Chicago anni ’20, di Luciano Armeli Iapichino, pp. 148, Armenio Editore, volume fresco di seconda edizione che porta una nuova veste grafica e un’interessante postfazione a firma del sociologo e docente universitario Francesco Pira.

“Frutto di un’accurata ricostruzione basata sull’attenta compulsazione di fonti giornalistiche, di testimonianze orali e sull’utilizzo della corposa bibliografia di riferimento, soprattutto di area statunitense, il volume ha il pregio di coniugare il rigore della ricostruzione storica con una narrazione agile e avvincente, facendoci rivivere le scene come in una sorta di thriller letterario o cinematografico”, dalla prefazione dello storico e docente universitario Antonio Baglio che ne ha curato la prefazione.

E la ricostruzione cui fa riferimento il prefatore è quella che si riferisce alla parabola esistenziale di Antonino Lombardo, americanizzato Tony, che attraversato l’oceano, si “eleva”, vissuti gli stenti della miseria siciliana di fine Ottocento, a consigliere più fidato di re Al, intoccabile portavoce e diplomatico. Il bambino, timido e legato alla madre, nato a Galati Mamertino nel messinese aveva scalato in pochi lustri nell’eldorado statunitense le vette del potere, divenendo punto di riferimento della comunità della little sicily e, pari grado, degli equilibri del crimine nella Gotham City americana.

La sua morte, il 7 settembre del 1928, scatenerà, difatti, una smisurata reazione di vendetta di un collerico Al Capone, passata alla storia come il massacro del giorno di San Valentino. Interessanti le attualizzazioni con i tempi e il fenomeno criminale di oggi nella riflessione sociologica del Prof. Francesco Pira, per il quale “Ieri, oggi e domani diventano nella scrittura di Armeli solo delle contingenze, dei meri “accidenti” dell’esserci che vengono del tutto superati, per mezzo di una lettura in chiave sociale, caratterizzata da uno spaesamento, dall’isolamento che prova il siciliano che, arrivando in un nuovo contesto, porta con sé il fardello di immagini stereotipate, frutto di pregiudizi, dalle quali stenta a liberarsi, nonostante il trascorrere degli anni”. Pira, con le dovute esemplificazioni, si sofferma, altresì, sull’immagine stereotipata dell’italiano che sui transatlantici arriva in America con le valigie di cartone” e sull’essenza antropologica del mafioso, quest’ultima comprovata nel modus operandi e nella gestione del potere di un certo Bernardo Provenzano.

Una pagina di storia tanto funesta quanto avvincente che lo scrittore siciliano ha voluto consegnare alle generazioni future unitamente ai profili psicologici dei protagonisti di questo tempo fascinoso e inquietante; uomini e donne, mogli e padrini dell’élite del gangsterismo, divorati pari tempo da paure e sete di potere e in cui il confine tra valore e disvalore, etica e misfatto, miseria e ricchezza, devozione e religione, reale e immaginario, si fondevano con e senza forzature nelle strade gravide di borsalini.

“Del resto, scrive Armeli, è questo il destino e il corredo di atteggiamenti delle moglie dei ‘padrini’ nella Chicago di quegli anni e in genere delle ‘signore’ di mafia d tutti i tempi”.

In foto Luciano Armeli Iapichino, Francesco Pira e Antonio Baglio