Come è noto, il dott. Marcello Viola, con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impdiduglia, aveva impugnato innanzi al TAR Lazio i provvedimenti con i quali il dott. Prestipino Giarritta è stato nominato Procuratore della Repubblica di Roma.
Il TAR Lazio Roma – Presidente dott. Savo Amodio Antonino, Relatore dott. Ivo Correale – aveva accolto il ricorso del dott. Viola.
In particolare, il TAR Lazio aveva rilevato come dalla documentazione relativa all’indagine di Perugia fosse emersa la qualità di parte offesa del dott. Viola rispetto alle “macchinazioni o aspirazioni di altri” e connesse al cosiddetto “Palamara-Gate”.
Il TAR aveva, altresì, rilevato come la decisione del CSM – di non formulare alcuna proposta volta al conferimento al dott. Viola dell’incarico di Procuratore di Roma – fossea immotivata “in assenza di elementi oggettivamente riscontrabili a suo carico” e si ponesse in contrasto con la precedente proposta formulata prima dell’avvio dell’indagine di Perugia.
Sia il CSM che il dott. Prestipino Giarritta hanno proposto appello avverso la suddetta sentenza, chiedendone la sospensione ed evidenziando come la stessa avrebbe cagionato un grave danno all’Amministrazione della giustizia e avrebbe inciso sulla continuità nell’espletamento delle funzioni di Procuratore della Repubblica di Roma.
Il dott. Viola, difeso dagli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, si è costituito innanzi al Consiglio di Stato chiedendo il rigetto dell’appello e reiterando taluni motivi di ricorso non esaminati dalla sentenza del TAR Lazio.
Il Consiglio di Stato sez. V – Presidente dott. Giuseppe Severini, Relatore dott. Valerio Perotti – condividendo le tesi degli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, ha rigettato gli appelli proposti dal CSM e dal dott. Prestipino Giarritta, confermando la sentenza del TAR Lazio.
Il Giudice Amministrativo, in particolare, ha ribadito che la scelta del CSM – di non formulare alcuna proposta volta al conferimento al dott. Viola dell’incarico di Procuratore di Roma – fosse immotivata e che nessun rilievo potesse riconoscersi al fatto che la composizione dell’organo fosse nelle more parzialmente mutato.
Al riguardo, è stato rilevato nella sentenza che “il Consiglio Superiore della Magistratura non è organo politico ma di alta amministrazione di rilievo costituzionale… Le ragioni della revoca non potevano dunque ravvisarsi implicite ed esaustive né nel fatto della intervenuta sostituzione delle persone di alcuni commissari, né nel mero mutamento di preferenza al riguardo da parte di un altro rimasto”.
Inoltre, il Consiglio di Stato, condividendo i motivi di ricorso non esaminati in primo grado e reiterati in appello, ha rilevato come il CSM abbia errato nel ritenere prevalente il profilo del dott. Prestipino Giarritta nonostante lo stesso avesse svolto solo funzioni semidirettive (quale Procuratore Aggiunto presso le Procure di Reggio Calabria e di Roma) a fronte delle – più rilevanti – funzioni direttive svolte dal dott. Viola (che è stato Procuratore della Repubblica a Trapani ed è attualmente Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze).
Il Consiglio di Stato ha, anche, rilevato che il CSM ha errato nel ritenere prevalente l’esperienza del dott. Prestipino Giarrita in materia di criminalità organizzata, senza tenere adeguatamente conto delle esperienze del dott. Viola quale Procuratore della Repubblica di Trapani (ossia un territorio con una radicata presenza di complesse strutture criminali di tipo mafioso).
La sentenza ha, altresì, evidenziato che il CSM ha errato nel valorizzare la conoscenza da parte del dott. Prestipino Giarritta della Procura di Roma (ove lo stesso già svolgeva servizio) giacchè la valutazione del CSM deve “prescindere dal radicamento personale sul singolo territorio”.
Inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato sostiene che la delibera del CSM è caratterizzata da “manifesta irragionevolezza, laddove da un lato valorizzano le funzioni di aggiunto svolte per appena poco più di tre mesi dal dott. Prestipino Giarritta”, ma non prende in adeguata considerazione lo svolgimento, da parte del dott. Viola “per ben tre anni, della funzione direttiva di secondo grado di Procuratore Generale presso una delle principali Corti d’Appello italiane (Corte d’appello di Firenze)”
Per effetto della sentenza del Consiglio di Stato, dunque, il CSM dovrà nuovamente procedere alla nomina del Procuratore della Repubblica di Roma, conformandosi ai numerosi e stringenti principi di diritto affermati dal Giudice Amministrativo.