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Apertura Cultura

L’intervista – Tusa: “A mare non c’è burocrazia ed è tutto più semplice e meno noioso!”

Un giorno Angelo Mazzotta, simpaticissimo e arguto editore siciliano, mi becca durante una manifestazione e mi dice: “Tu ami il mare. Devi leggere questo libro”.

Lo metto come faccio sempre, quando un libro mi incuriosisce, a casa difronte la mia scrivania. C’è una pila di libri che devono essere letti. Il trucco è portarseli quando fai viaggi lunghi in treno o in aereo. Per farla breve il libro che mi dona Angelo Mazzotta è quello scritto dall’attuale Assessore alla Cultura, Sebastiano Tusa. Ho sempre apprezzato la sua storia personale e professionale.

Ha un curriculum lungo e variegato. Fatto di studio, di ricerca, di avventure, di soddisfazioni e di successi. Non mi sentivo di recensire quanto avevo letto. Mi sembrava troppo poco, o troppo scontato. Così ho deciso di fare qualche domanda all’autore-assessore e le risposte sono arrivate puntuali e precise. Non vi resta che leggerla questa intervista. Eccola.

Una carriera professionale incredibile, un curriculum davvero prestigioso ed oggi un ruolo politico-istituzionale delicatissimo. Forse è più facile trovare reperti straordinari nel mare che governare la cultura in Sicilia?

Sarei tentato di dire che è certamente più facile trovare tesori in mare che governare la cultura in Sicilia. In effetti nella ricerca in mare ti confronti con il tuo talento e con un mondo apparentemente impenetrabile. Ma se hai i mezzi per decodificare i segni che il passato ha lasciato e studi approfonditamente puoi riuscirci. Governare la cultura in Sicilia significa affrontare ostacoli la cui natura è spesso imprevedibile poiché generata da cause di difficile interpretazione e di difficile superamento. La difficoltà più grande che riscontro nel mio compito di assessore è superare la burocrazia e la lentezza dell’apparato pubblico. A mare non c’è burocrazia ed è tutto più semplice e meno noioso!

Quale è il suo rapporto con il mare? Lo ama sempre? Ha paura, rispetto, passione pura?

Lo amo quasi incondizionatamente ma con grande rispetto. Nella mia lunga esperienza di mare la paura è sempre stata presente e ritengo che sia indispensabile averla poiché ti salva la vita. La passione è il cemento che ti fa superare le difficoltà e ti aiuta nel rispettare il mare e nel comprenderlo

Cosa conserva il nostro mare che ancora non è stato scoperto?

Immensi giacimenti culturali sotto forma di insediamenti sommersi e migliaia di relitti di navi che purtroppo si persero tra i flutti. Nell’ambito della lunga storia della navigazione e del rapporto tra uomo e mare ancora sappiamo veramente poco o nulla dei periodi più antichi, della preistoria e protostoria

Il suo libro Euploia Buona navigazione è una storia bellissima raccontata benissimo o è la dimostrazione che si può fare tanto anche andando contro l’eredità che Tomasi di Lampedusa ci ha lasciato? In fondo lei è stato rivoluzionario?

Ho sempre avuto per il capolavoro di Tomasi di Lampedusa un atteggiamento schizofrenico. Da un lato lo rileggo sempre con grande piacere e lo considero un romanzo eccezionale sul piano letterario e formidabile per comprendere la Sicilia e i Siciliani. Dall’altro lato quasi lo metterei al bando perché è indubbio che ingenera in molti Siciliani il piacere dell’ozio e la rassegnazione. Ritengo, pertanto, che la lezione del Principe di Salina sia da rigettare e sostituire con un appello al “fare” diametralmente opposto. La volontà di cambiare e fare qualcosa di positivo per questa terra ha sempre animato la mia vita avendo come principale modello il lavoro di mio padre.

La ricerca archeologica subacquea rimane nella percezione di tutti spettacolare e difficilmente descrivibile ci racconta episodi per lei indelebili?

Una delle emozioni maggiore la provai in Libia, precisamente in Cirenaica qualche anno fa. Avevamo individuato i resti di una nave attraverso la presenza di numerosi cannoni in ferro sul fondo del mare. Stavo lavorando presso uno di questi per ripulirne la parte posteriore onde capirne l’origine attraverso il simbolo araldico che in genere è in rilievo in quella parte dell’affusto. Ad un certo punto rimuovendo con cura la concrezione mi apparve chiarissimo il leone alato di Venezia. Era come se quell’oggetto mi avesse voluto svelare la sua storia. Da quell’indizio riuscimmo a trovare il nome della nave e riscoprirne la storia.

Si è mai chiesto come è possibile non amare il mare della Sicilia, fargli del male?

Purtroppo me lo sono chiesto e l’unica risposta che riesco a dare è: ignoranza e voglia spasmodica di profitto a tutti i costi. La prima si può contrastare e ci stiamo riuscendo grazie ai giovani sempre più coscienti. La seconda è dura a morire

Dall’alto della sua esperienza in mare e sulla terra ferma secondo lei la Sicilia può farcela? Può vincere la scommessa culturale? Sarà capace di valorizzare il suo patrimonio?

Penso di si e ne vedo i segnali in un rinascimento culturale che emana da tutte le parti e soprattutto dai piccoli comuni

C’è un libro che sogna di scrivere o qualcosa che vuole ancora narrare?

Le mie storie dell’attività in Oriente. Penso di essere stato fortunato poiché ho vissuto l’Oriente quando ancora non era stato contaminato dalla guerra. Sarebbe bello oltre che giusto raccontarle.

 

Francesco Pira