Lettera aperta del Pd a Giusi Nicolini: “facciamo di Agrigento la provincia del Mediterraneo”
“Cara Giusi,
i circoli agrigentini non saranno presenti all’Assemblea nazionale di domani a Milano: troppo distante, troppo oneroso“.
Inizia così la lettera aperta che il segretario provinciale del Pd, Giuseppe Zambito, destinata all’ex Sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini.
“Non ci sentiamo esclusi, tutt’altro, rivendichiamo l’ appartenenza ad una grande comunità politica, alla quale, con grande sforzo, cerchiamo di contribuire con un costante impegno sul territorio.
Ci conosciamo da tanti anni e abbiamo condiviso, pur a distanza, idee e ideali, sogni e delusioni, ma non abbiamo mai mollato, mai. Siamo cresciuti, nella convinzione di poter costruire qualcosa di buono in una terra dove, spesso, il cambiamento fa fatica ad attecchire. Ho sempre apprezzato la tua tenacia, libertà e onestà intellettuale, per questo ho accolto con entusiasmo il tuo coinvolgimento nella segreteria nazionale del partito.
Ti chiedo, a nome di tutti i circoli della nostra provincia, di farti portavoce di un disagio, che non è la solita manfrina di vittimismo del sud, è la reale constatazione di un territorio interrotto, dove i ponti cadono e le strade importanti di collegamento sono un perenne cantiere aperto; dove anche la speranza spesso si interrompe, con grandi sprazzi di entusiasmo e triste ricadute di rassegnazione.
In questa fase di dibattito costante sul partito, con un congresso perennemente aperto, con la ricerca di posizionamenti veri o presunti, con un confronto tra aree e chi più ne ha più ne metta, noi continuiamo a credere nel Partito Democratico come unica risposta di cambiamento e di futuro.
Oggi abbiamo una grande opportunità, una vera opportunità, di cui tu, per il ruolo che ricopri, puoi farti carico insieme a noi: fare uscire questa provincia dall’ isolamento“.
“Non è vero – continua la missiva – cara Giusi che tutto va male. Molte cose non funzionano e ne siamo consapevoli, ma c’è una vivacità culturale ed economica che non emerge, che nessuno racconta. Perché fa più notizia, lo sappiamo, il malessere, la mafia, il degrado. E di questo siamo stanchi. Dobbiamo essere capaci di sottolineare quanto di negativo persiste, ma con la stessa determinazione evidenziare le tante belle e positive esperienze.
Raccontare, per esempio, dei tanti nostri amministratori bravi. Sindaci che hanno saputo coniugare tradizione e innovazione, che con caparbietà hanno tradotto l’abbandono in occasione di sviluppo: da Sambuca di Sicilia a Santo Stefano Quisquina, da Campobello di Licata a Bivona, da Alessandria della Rocca a Racalmuto, da Menfi a Canicattì e tanti altri“.
“Cara Giusi, chi meglio di te sa che qui soltanto il mare non è interrotto. Nessun muro, nessuna scogliera, nessuna barriera a fermare uomini, donne, bambini provenienti da un altrove, spesso sconosciuto, che portano con sé profumi nuovi, ritmi diversi, cicatrici fatte di segni che si vedono e paure nascoste che noi accogliamo. Perché siamo fatti così, ci lamentiamo, imprechiamo, critichiamo, ma poi ci lasciamo trasportare da una innata generosità. Dividiamo e condividiamo, non ci tiriamo indietro e scegliamo, sempre, la speranza piuttosto che la morte.
Adesso serve un progetto, vero, concreto, dove numeri e dati si confondano, senza perdersi, con risorse e idee di sviluppo. Serve questo partito. Serve come lo abbiamo pensato, immaginato. Serve con la sua ostinazione di continuare a dire che “si può fare”.
Serve davvero l’ascolto dei territori e se non sarà possibile essere presenti a Milano, vuol dire che ci incontreremo a Roma, dirigenti, sindaci e amministratori. Diamoci appuntamento su quella terrazza che tanto piace al nostro segretario, dove noi porteremo quello che siamo, racconteremo di Agrigento per dare inizio ad un nuovo sogno“.
“Ti chiediamo di farti carico di questa nostra richiesta, di questo nostro desiderio di ascolto. Insieme a te, e a quanti vorranno crederci, lavoreremo per la bellezza e per fare di questa nostra provincia interrotta un laboratorio, dove cultura e sviluppo si fondono, dove i giovani possano tornare a scommettere sulle loro radici e senza essere obbligati ad altrove per costruire un futuro.
Cara Giusi, abbiamo il dovere di provarci, di immaginare la provincia di Agrigento, non più ai margini, ma come la Provincia del Mediterraneo.
Sono sicuro che porterai, con la tua consueta caparbietà, la nostra richiesta a Matteo, e che ci vedremo, presto, a Roma affinché un racconto diventi progetto. PS – Il vino lo portiamo noi“.