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Legambiente Agrigento sul prolungarsi della crisi idrica

Il circolo Rabat di Legambiente interviene ancora sulla crisi idrica in città e in larga parte della provincia agrigentina, condannata alla sete da decenni di pessima gestione delle risorse disponibili.

Già lo scorso anno avevamo evidenziato la perdita dei 49 milioni di euro di fondi europei disponibili per il rifacimento complessivo della rete idrica della città di Agrigento e, purtroppo, alla fine di gennaio 2025 rileviamo che nessun cantiere è mai stato attivato, nonostante le promesse di rifinanziamento della più importante infrastruttura cittadina.

Nel contempo, rileviamo l’avvio delle procedure per la realizzazione dei dissalatori, una costosa soluzione tecnica di tipo emergenziale, che non tiene in alcun conto delle percentuali di dispersione della risorsa nell’ambito della rete idrica cittadina. Si sta mettendo in condizione gli agrigentini di pagare dieci volte l’attuale costo dell’acqua, mantenendo l’attuale tasso di dispersione di oltre il 60% nella vetusta rete cittadina. Incredibile!

Non è mai stata seriamente affrontata, sebbene richiesta per anni dalla Consulta delle Associazioni e dai cittadini più attenti, la centralissima questione delle gestioni salvaguardate: si consente ancora che alcuni Comuni privi dei più elementari requisiti di efficienza ed efficacia della gestione dispongano di risorse idriche pubbliche senza metterle a disposizione dell’ambito territoriale. Questa disparità di trattamento, che calpesta i principi della legge Galli e del Testo Unico ambientale, non è più tollerabile.

Abbiamo letto con attenzione la recente sentenza del giudice amministrativo che stronca definitivamente l’arbitrarietà delle gestioni autonome che, nel caso del Comune di Camastra e in tanti altri casi analoghi, sono del tutto prive dei presupposti di legge.

Occorre una gestione più virtuosa della risorsa idrica, improntata su una vera competenza tecnica, sulla individuazione ed eliminazione di sprechi e abusi, sulla riduzione e misura dei consumi, sul vero rispetto delle norme ambientali, sul riutilizzo dei reflui non depurati a uso non potabile.

Auspichiamo una gestione pubblica dell’acqua di qualità ben maggiore rispetto a quella vista sinora da ATI e AICA: al centro dell’azione amministrativa e tecnica vanno tenute, ben saldamente, le reali necessità dei cittadini e le prospettive di non dover subire ulteriormente le disastrose turnazioni di distribuzione e i disagi che a tutt’oggi affliggono alcuni Comuni e alcuni quartieri più di altri.

In tal senso, siamo pienamente disponibili a ulteriori momenti di confronto, che già nel recente passato abbiamo promosso, unitamente alle altre associazioni cittadine che, con grande competenza e caparbietà, seguono da vicino la questione.

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