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Regioni ed Enti Locali

Lanciato grido d’allarme dell’Ordine degli architetti di Agrigento sulle criticità del Codice dei contratti

Introdurre ulteriori correttivi per aprire i concorsi di progettazione e il mercato dei lavori pubblici ai giovani e ai professionisti di talento e rimuovere i pericolosi dispositivi introdotti dal decreto correttivo, varato dal legislatore nazionale, per modificare il nuovo Codice dei contratti.

Sono questi i principali punti deboli del decreto correttivo, denunciati dal presidente dell’Ordine degli architetti di Agrigento, Rino La Mendola, nel corso del suo intervento nella Conferenza nazionale degli Ordini degli architetti di Italia, tenutasi ieri, al Centro congressi Trevi Eventi di Roma, alla presenza del presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Massimo Sessa, e di autorevoli rappresentanti del sistema ordinistico degli architetti italiani.

“Le modifiche introdotte dal decreto correttivo all’articolo 120 del Codice dei contratti – ha affermato Rino La Mendola – offendono la professionalità degli addetti ai lavori, alimentando potenziali contenziosi tra stazione appaltante, operatori economici e i soggetti che intervengono nell’iter di redazione e approvazione dei progetti e provocando un inevitabile lievitazione dei costi e dei tempi di realizzazione delle nostre opere pubbliche”.

In particolare, l’art.120 comma 15 bis del Codice introdotto dal correttivo, consente all’operatore economico aggiudicatario di rimettere in discussione il progetto redatto da professionisti qualificati, già approvato e posto a base di gara dalla stazione appaltante, invalidando così l’intero processo per la progettazione, l’acquisizione dei pareri, la verifica, la validazione del progetto e l’appalto dei lavori.

“In un momento in cui bisogna semplificare e accelerare l’approvazione dei progetti e l’esecuzione dei lavori per rispettare le rigide scadenze del PNRR e dei bandi finanziati con fondi comunitari – ha aggiunto il presidente degli Architetti di Agrigento – è davvero paradossale consentire agli operatori economici aggiudicatari di chiedere la revisione di progetti addirittura nella fase post-appalto, alimentando così inevitabili contenziosi, varianti costose e nuove opere incompiute. Chiediamo pertanto al legislatore nazionale – ha concluso La Mendola – la soppressione di tale dispositivo e l’introduzione di nuove regole per rilanciare i concorsi di progettazione a due fasi e per aprire il mercato dei lavori pubblici ai giovani e ai professionisti di talento, seguendo il percorso già proficuamente tracciato dalla Regione Siciliana con la Legge 12 del 2023”.