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L’altra faccia dell’immigrazione, ALL Festival: incontro con Vito Fiorino

“A nord di Lampedusa” (Italia, 2024, 85’) è il documentario di Davide Demichelis e Alessandro Rocca che narra la storia del naufragio del 3 ottobre 2013 avvenuto di fronte alle coste di Lampedusa, attraverso la testimonianza di Vito Fiorino, il pescatore siciliano che con altri si prodigò per salvare la vita a 47 persone. Da Lampedusa alla Norvegia, passando per i Paesi Bassi e la Svezia: persone che 10 anni fa rischiarono di annegare oggi hanno una nuova esistenza. Lavorano, vivono con le loro famiglie o con amici, perfettamente integrate nelle città piccole o grandi in cui risiedono.
“L’altra faccia dell’immigrazione” è invece il titolo dell’incontro con Vito Fiorino, Davide Demichelis e Alessandro Rocca organizzato da ALL Festival, l’evento di avvicinamento ad Agrigento Capitale italiana della cultura 2025 promosso dalla Soprintendenza beni culturali e ambientali di Agrigento e dal Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi e organizzato dal RAM film festival, da 35 edizioni a Rovereto, in provincia di Trento, il più longevo festival italiano dedicato ai documentari di archeologia e patrimonio culturale materiale e immateriale, che porta la storia nella società contemporanea. Tre le città coinvolte – Agrigento, Licata e Lampedusa – che creano l’acronimo ALL e ospitano dal 16 al 19 dicembre 2024 proiezioni, performance artistiche, conferenze-spettacolo, incontri e aperitivi d’autore sul tema delle migrazioni, raccontate da un altro punto di vista. L’incontro, seguito da un aperitivo e dalla proiezione del film, è in programma a Licata lunedì 16 dicembre ore 17.30-19.30 al Museo Archeologico Regionale della Badia (via Dante) e ad Agrigento al Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo (Contrada San Nicola) martedì 17 dicembre alle ore 17.30-19.30 e alle 9.30-12 per le scuole.

“Quelle urla che salivano dall’acqua mi sembravano versi di gabbiani, invece erano uomini”. Sono le parole di Vito Fiorino che il 3 ottobre del 2013, in rada, in attesa dell’alba per uscire a pesca con un gruppo di amici, si è accorto di essere circondato da naufraghi che chiedevano disperatamente aiuto.
Dieci anni dopo, partendo da Lampedusa, l’isola che è diventata la seconda casa di Vito, il documentario di Alessandro Rocca intraprende un viaggio alla ricerca di alcune di quelle persone a cui Vito ha regalato una seconda vita. Con lui, l’amico Davide Demichelis (che per RAI3 ha realizzato e condotto Radici, Timbuctu ed altri programmi di viaggio). Nasce così un road movie attraverso l’Europa, che dall’Italia arriva in Norvegia, passando per i Paesi Bassi e la Svezia. Persone, che dieci anni fa rischiarono di annegare, oggi hanno una nuova esistenza: lavorano, vivono con le loro famiglie o con amici, perfettamente integrate nelle città piccole o grandi in cui risiedono.
Alex vive ad Arnhem, cittadina olandese dove lavora come parrucchiere all’interno di uno shop eritreo. Solomon che dopo aver abbandonato il suo paese ed essere arrivato in Libia tra mille difficoltà, attraversa il Mediterraneo e si va a stabilire in Svezia, di cui è cittadino dal 2014. Lavora come autista di bus, si è sposato ed ha due figli. Ancora oggi, per Solomon, Vito è “My father”. Amanuel vive a Stoccolma anche sua moglie è eritrea. Ha ancora la maglietta che Vito gli regalò, dopo averlo salvato. Con la sua famiglia si incontra anche Aregai che ospita nella sua casa svedese Vito e Davide per una notte. In Svezia a Uppsala si trova Kokob, il più giovane dei ragazzi salvati da Vito quel 3 ottobre. È a casa di Adal, che in quel naufragio perse un fratello. Il viaggio in Svezia porterà anche ad Arba, dove si trova Fanus, una delle poche donne che si sono salvate da quel tragico naufragio. Ci si spinge quindi fino al centro della Norvegia, da Abraham, che vive in un piccolo villaggio di 4mila anime, su un ramo del Sognefjord, il fiordo più lungo della Norvegia con i suoi 204 chilometri. Solo quest’anno Vito ha scoperto di aver salvato anche lui. In questo incontro trova la conferma di un’idea che coltiva da sempre: “La nostra vita ha una storia, che ci porta al nostro destino”.