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L’addio al Maestro Andrea Camilleri: un siciliano contro che sapeva far ridere

Quando mi è arrivata la notifica sullo smartphone stavo per entrare in seduta di laurea. Un bip e poi la news: è morto lo scrittore Andrea Camilleri.

Non è stata una sorpresa certo. Da giorni questa notizia era attesa. I giornali, le radio e le tv avevano già i coccodrilli (l’ articolo commemorativo, già pre-confezionato, sulla vita di un personaggio famoso, da pubblicare appena arriva in redazione la notizia della sua morte) pronti. Da giorni il Maestro che ha creato il Commissario Montalbano, il poliziotto più conosciuto al mondo, lottava contro la morte. Era in un letto d’ospedale tenuto in vita dalle macchine. Ha combattuto contro la morte fino all’ultimo respiro. Cosi come nella vita aveva combattuto per riuscire ad esprimere le sue idee, anche quando erano contro, anche quando erano oltre o impopolari. E i suoi personaggi parlavano come lui della Sicilia. La sua fervida fantasia era capace di scrivere storie incredibili partendo da fatti veri. Non posso negare che mi è scappata la lacrimuccia. Diventata lacrima poi leggendo le parole bellissime, pesate di Luca Zingaretti, che ha interpretato e interpreta il Commissario Montalbano.

Adesso non sappiamo cosa sarà del Dirigente del Commissariato di Vigata. Si sposerà davvero, si ammalerà, morirà o cambierà mestiere. Sono tante le ipotesi aperte mentre il suo inventore è volato in cielo. Ed anche prima di morire ha spiegato che non aveva paura. Magari suscitando facili ironie vista la veneranda età. Ed anche se tutti noi sapevamo che era in ospedale non potevamo non ricordare l’imitazione straordinaria di Rosario Fiorello che lo sfotteva per la tante sigarette e per il timbro di voce incredibile.

Ho avuto la fortuna di intervistare Andrea Cammilleri. Per un caso incredibile che un suo libro “Il colore del sole” aveva sollevato nella mia città d’origine, Licata. Città dove lui ha ambientato tantissime sue storie. Forse il nome Vigata nasce proprio da Licata. Insomma lo cercai per diversi giorni per sapere se la storia del quadro di San Girolamo nella Chiesa omonima di proprietà della Confraternita che sarebbe stato realizzato da Caravaggio o da qualcuno della sua scuola conteneva qualcosa di vero o verosimile. Lui puntualmente disse che era frutto della sua invenzione. Ma fu l’occasione per dirgli quanto lo stimavo e, come nella vita le sue opere erano state per me importanti per comprendere la mia terra o per spiegarla agli altri. Penso per esempio alle volte che ho regalato a burocrati il volumetto “La concessione del telefono” o le volte che mi sono trovato in giro per il mondo o in Italia a tradurre la sue parole in un siciliano antico. Alcune le conoscevo perché le sentivo dai miei nonni. Ad esempio quasi nessuno chiama più la giacca “Bunaca” ma Andrea Cammilleri si!

E così dalle sue frasi, dalle sue battute, nascevano vere e proprie dispute linguistiche. E poi anche il rapporto con la natura e soprattutto il suo amato mare. Chi di noi non ha iniziato ad apprezzare il rumore del mare dopo aver letto il Maestro. “U scruscio du mari” era la cosa che più gli mancava della Sicilia. Ed è vero. Io che ho vissuto al nord ho poi capito perché il popolare scrittore si era fissato sul fatto che era la cosa più importante. Ed ancora avrei voluto fargli leggere, ma non ci provai nemmeno, una tesi di laurea che scrisse e discusse molto bene, una mia studentessa su come i romanzi di Camilleri ed in particolare il Commissario Montalbano erano diventati veri e propri brand turistici. Pensate a quello che il bravo scrittore empedoclino era riuscito a fare consegnando le sue opere poi diventate, per intuizione di un produttore, fiction realizzate in provincia di Ragusa o di Agrigento.

Nelle prossime ore presenterò il mio ultimo libro PIRATERIE, davanti la casa del Commissario Montalbano, a Punta Secca a Santa Croce Camerina. Tante persone mi hanno scritto in privato ed anche in pubblico, quanto era bella e importante questa cosa. Perché lì c’è tutta la Sicilia di Cammilleri, in quella piazza che si chiama Torre. Ci sono il rumore del mare, gli odori delle fritture, la gente che si diverte e spara “minchiate”, c’è tutto quello che noi immaginiamo della Sicilia e che idealizziamo. C’è anche la Sicilia che non ci piace e che il Maestro sapeva raccontare. Nessuno era come lui. E nessuno sarà mai come lui. Perché era unico. E ora è immortale.

fonte La voce di New York

Francesco Pira