La violenza sulle donne è tra le violazioni dei diritti umani più diffusi al mondo: intervista al sociologo Francesco Pira
La violenza sulle donne è tra le violazioni dei diritti umani più diffusi al mondo. In Italia subisce violenza, mediamente, una donna su tre dai quindici anni in su.
Per questo motivo oggi, 25 novembre, in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Una data importante per ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto e che non si può rimanere indifferenti nel continuare a vedere crescere il numero delle donne che subiscono violenza.
Il drammatico fenomeno comprende, ad esempio, reati come la violenza sessuale, lo stupro, senza dimenticare la violenza economica e psicologica. Può accadere ovunque: dentro le mura domestiche, sul posto di lavoro, per strada o sul web. Sui social network, infatti, hanno subito molestie, ad esempio, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini e la campionessa olimpionica di nuoto, Federica Pellegrini, che ha affermato di essere stata “Violentata sul web da insulti e cattiverie”.
Recentemente nell’agrigentino anche il Vicesindaco di Santa Elisabetta Giovanna Iacono è stata oggetto di insulti su facebook. Sorte che in precedenza era toccata a San Biagio Platani a Rosalba Di Piazza che, quest’anno, in segno di solidarietà da parte delle Istituzioni, è stata invitata da Laura Boldrini a partecipare a Roma all’incontro: “#inQuantodonna”, in occasione, appunto, della giornata contro la violenza sulle donne.
Dell’allarmante fenomeno ne abbiamo parlato con il prof. Francesco Pira (in foto a sinistra), docente di Comunicazione e Giornalismo all’Università di Messina. Al prof. Pira, che si trova in Spagna dove è relatore in un congresso internazionale di Sociologia, abbiamo chiesto:
– Possiamo affermare che le molestie corrono sul web?
“Sul web ognuno di noi trova delle forme di libertà che nel mondo reale non riesce a trovare. Forse, perché si sente protetto da una barriera che poi è inesistente e decide, così, di lasciarsi andare a commenti e apprezzamenti che non sempre sono graditi alla persona a cui si rivolgono. Noi pensiamo che su facebook, ad esempio, ci leggono soltanto i nostri “amici”, alle persone a cui ci riferiamo. Ma non ci rendiamo conto che oggi le tecnologie ci permettono di riportare i commenti attraverso, ad esempio, whatsApp e Telegram e farli girare in maniera vorticosa; anche se noi pensiamo di esserci rivolti al nostro “pubblico” di riferimento”.
– Le donne sono le più vulnerabili?
“A parte il tempismo di chi, alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, decide di lasciarsi andare, io credo che non sia un problema di genere. Abbiamo visto che, per esempio, anche nei casi di presunte molestie, gli uomini sono stati fatti oggetto, anche da altri uomini, di insulti di tutti i tipi, con talk show che, poi, sono andati dietro a quest’onda. Quando si tratta di donne è molto più facile scendere ad apprezzamenti di tipo fisico o a volgarità di tipo sessuale. Un atteggiamento, purtroppo, che fa parte della storia dell’uomo. Ciò che bisogna considerare è che stanno cambiando i modelli relazionali e, naturalmente, i social network stanno, in modo significativo, definendo nuovi contorni della nostra società. Poi c’è il tema dell’ identità di genere, della sessualità e dell’uso del corpo che diventano parte integrante di questo percorso, dove corpo e sessualità assumono una centralità e sembrano avere una maggiore rilevanza rispetto, anche, a quello che è il processo di costruzione identitaria che i social stanno disegnando”.
– E sul caso recentemente accaduto a Santa Elisabetta?
“Anche nel caso di Santa Elisabetta, per quello che mi è dato sapere, gli apprezzamenti molto rudi fanno parte di un lessico che non appartiene ai gentiluomini e, forse, non appartiene nemmeno agli uomini. Poi c’è un tema di fondo, se noi scendiamo nell’agone politico, lo scontro anche sui social assume una rilevanza molto forte . Prima è accaduto con la televisione poi con i social. Però, se lo scontro da politico diventa personale è molto più preoccupante”.
– E’ possibile difendersi dal web?
“La parola d’ordine è sicuramente buon senso. Le persone non capiscono che quando scrivono qualcosa sul web è qualcosa di pubblico. Le sentenze di Cassazione, tra l’altro, lo hanno fatto capire a chiare lettere: la diffamazione sui social network viene parametrata a quella sui un media tradizionali. Probabilmente, deve aumentare la formazione anche nel mondo della politica, nel mondo di chi occupa le istituzioni, nella scuola. Se noi siamo formati per capire le potenzialità ma anche le criticità di un mezzo, forse riusciamo a usalo bene. Ritengo, infine, che lo scontro politico può, anche, essere forte ed acceso, ma deve rimanere scontro politico; se sfocia in offese personali diventa molto pericoloso. Ancora non abbiamo capito, fino in fondo, le vere potenzialità, sia in positivo che in negativo, del web. Questo è il grande tema da affrontare.”
Luigi Mula