La graduatoria è il risultato di una media tra il consumo di prodotti sani e genuini e l’abuso di junk food, che finisce per penalizzare diversi candidati come l’Italia che non segue più la Dieta Mediterranea, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, oltre che gli Stati dell’Europa Occidentale, tutti decisamente più attenti al benessere in tavola nell’ultimo decennio, ma comunque gravati da ingente consumo di cibo spazzatura. Un dato che deve allarmare tenuto conto che l’OMS stima una forte correlazione tra scarso consumo di frutta e verdura e malattie. Inaspettato il primato dell’Africa. Incrociando il consumo di dieci categorie di alimenti salutari ( frutta, ortaggi, legumi, semi, latte, grano integrale, acidi grassi polinsaturi, pesce, fibre e omega 3 vegetali) con quello di sette categorie dannose per l’organismo (carne rossa, insaccati, bevande addizionate con zuccheri e dolcificanti, acidi grassi saturi, trans fat, alimenti ad alto contenuto di colesterolo e sodio) il podio per il comportamento più virtuoso spetta nell’ordine a Ciad, Sierra Leone e Mali. Fanalino di coda l’Armenia e più in generale le Repubbliche dell’ex Unione Sovietica e alcuni Paesi europei che occupano le ultime dieci posizioni.
I dieci Paesi con la dieta più salutare:
Ciad
Sierra Leone
Mali
Gambia
Uganda
Ghana
Costa d’Avorio
Senegal
Israele
Somalia
I dieci Paesi con la dieta meno salutare:
Armenia
Ungheria
Belgio
Repubblica Ceca
Kazakistan
Bielorussia
Argentina
Turkmenistan
Mongolia
Slovacchia
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” la fotografia relativa alla suindicata graduatoria fa suonare un ulteriore campanello d’allarme: i consumi annui di prodotti ortofrutticoli freschi si sono fermati. Che sia colpa della crisi o di mutate abitudini alimentari, fatto sta che, negli ultimi anni gli italiani hanno consumato pro capite sempre di meno frutta e verdura. L’implementazione di campagne di informazione e sensibilizzazione, accanto a strumenti e politiche per i produttori, sono certamente una chiave determinante per sostenere i consumi ortofrutticoli.
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