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La storia dell’Afghanistan: dai Talebani al genocidio del popolo Hazara. Intervista esclusiva al giornalista Basir Ahang

Raccontare la storia di Ismail e del fratello Hassan, sfuggiti alle persecuzioni in Afghanistan quando erano ancora bambini  e, da allora, alla ricerca della madre perduta, è stata, per la regista Costanza Quatriglio, nel suo film “Sembra mio figlio”, l’occasione per mettere sotto i riflettori del cinema la tragedia del genocidio del popolo Hazara, che oggi conta quasi 8 milioni di persone, e che, in Pakistan come in Afghanistan, è stato ciclicamente colpito da attacchi di gruppi terroristici sunniti.

“Sembra mio figlio” è stato presentato recentemente ad Agrigento in occasione della rassegna “Muri e Frontiere”, organizzata dalla Caritas diocesana, dalla fondazione “Mondoaltro” e dal circolo “John Belushi” di Agrigento.

Il film racconta, dicevamo, la storia di Ismail. Sfuggito alle persecuzioni in Afghanistan quando era ancora bambino, Ismail vive in Europa con il fratello Hassan.

La madre, che non ha mai smesso di attendere notizie dei suoi figli, viene rintracciata al telefono da Ismail. Dopo diverse e inquiete telefonate, Ismail andrà incontro al destino della sua famiglia facendo i conti con l’insensatezza della guerra e con la storia del suo popolo, il popolo Hazara.

Alla proiezione era presente il protagonista del film,  il bravissimo attore e giornalista Afagano di etnia Hazara, Basir Ahang.

In questa video intervista esclusiva Basir ci parla del film, ma, soprattutto, del suo popolo.

Luigi Mula