La scomparsa della politica e il ritorno del voto “ad personam”
Per la verità non c’è molto da scrivere in merito alle recenti elezioni comunali, al contrario, a ben guardare al di là dei numeri c’è ben poco da commentare. Una frammentazione così intensa, con partiti divisi tra più candidati e senza chiare indicazioni politiche, unito al fatto che solo poche formazioni hanno deciso di presentare propri simboli, hanno reso il voto di domenica e lunedì più simile a una guerra tribale che a una consultazione.
In altri tempi sarebbe stato semplice capire il posizionamento dei vari candidati rispetto ai rappresentanti regionali o nazionali, comprendere in poche parole il colore di un’amministrazione o di un’opposizione in modo da analizzare il contesto politico a cui sarebbe andata incontro la città. Oggi le carte sono mescolate, i loghi e i nomi delle liste molto simili, di fatto ognuno degli oltre 500 candidati al consiglio comunale ha rappresentato solo sé stesso e, a prescindere dalla vittoria al ballottaggio, il confine tra maggioranza e minoranza sarà fluido e poco comprensibile.
L’unico vero dato che risalta agli occhi è il voto disgiunto che ha premiato il candidato sindaco che ha terminato al primo posto questa prima tornata elettorale. Francesco Micciché, il quale lungo il corso del lunedì pomeriggio ha accarezzato l’idea di vincere senza passare dal ballottaggio, ha totalizzato quasi 11.000 voti che in termini percentuali ha significato il 36% circa dei consensi. Le liste a suo supporto hanno complessivamente preso poco meno di 9.000 voti, un dislivello in grado di segnalare come nel mezzo del marasma e del frazionamento politico molti elettori hanno voluto puntare più sulla persona che sul progetto politico. Micciché può certamente brindare a un suo primo successo personale, dovuto anche se non soprattutto ad un’immagine costruita in questi mesi di amministratore potenzialmente molto vicino al “carattere” agrigentino.
In vista del ballottaggio però tutto può accadere, sia perché l’uscente Firetto è riuscito a distanziare gli altri pretendenti al secondo posto e sia perché tra apparentamenti e accordi tra le varie liste i giochi sono tutt’altro che chiusi. Adesso che la guerra tribale per i 24 posti da consigliere comunale è terminata, la speranza (realisticamente molto debole) è che per almeno i prossimi 15 giorni si parli solo di programmi e ci si concentri esclusivamente sui prossimi 5 anni. Per il resto, come detto, poco da aggiungere e poco da annotare.
Mauro Indelicato