La ressa per salire sulla giostra
È molto semplice fare ironia dopo gli annunci delle ultime candidature. Già di per sé avere più di cinque aspiranti sindaco quando mancano sette mesi al voto, rasenta la soglia del patologico: è un po’ come se in questa città si fosse diffusa una sindrome di candidatura compulsiva, un qualcosa che sta contagiando tutti coloro che ricevono almeno una pacca sulla spalla.
Appare ancora più inusuale che, tra i papabili candidati, ci siano sostanzialmente tutti gli ultimi sindaci di Agrigento. Un po’ come se, alle prossime regionali, a sfidare Musumeci siano Cuffaro, Lombardo e Crocetta. L’annuncio della candidatura di Aldo Piazza, primo cittadino tra il 2001 ed il 2007, che fa seguito a quella del suo successore Marco Zambuto (con sullo sfondo anche una mezza intenzione di Calogero Sodano, sindaco prima di Piazza) sul web scatena ogni tipo di commento ironico. C’è chi parla di istituire una lista apposita in cui far candidare le “vecchie glorie”, su Satira Agrigentina campeggia l’immagine di una folla raggruppata in un parco con la didascalia “primo raduno di candidati a sindaco di Agrigento”.
Situazioni paradossali, tragicomiche, quasi da commedia, in piena salsa agrigentina a cui, per fortuna, molti nostri concittadini rispondono mostrando un proverbiale senso dell’umorismo.
Ma, a voler per un attimo provare ad analizzare seriamente la situazione, è dura trovare elementi per cui ridere. Quando, in un contesto come il nostro, a farsi avanti sono ex amministratori e personaggi oramai apparentemente consegnati al passato sotto il profilo politico, vuol dire che non si è avuto alcun ricambio generazionale. La storia, in questo caso, vuole occupare uno spazio vuoto lasciato dal presente e questo non è certamente un bene per il futuro.
Per carità, tutti hanno diritto a candidarsi, nessuno glielo vieta (men che meno la legge) e per adesso è anche superfluo azzardare giudizi su ogni singola candidatura visto che, eventualmente, su queste saranno gli elettori a maggio ad esprimersi. Ciò che veramente è meritevole di riflessione, è come le proposte politiche passate (molte delle quali, buttando un occhio sulle condizioni del nostro territorio, evidentemente non sono state proprio vincenti) oggi vengano riproposte come attuali.
Una situazione paradossale, per l’appunto, ma che spiega bene il contesto di questi anni contrassegnati da un appiattimento generale del confronto politico e da uno scollamento sempre più evidente tra città ed amministratori.
Dal canto suo, l’uscente Firetto guarda al momento da lontano ma da diretto interessato alle varie dinamiche che stanno emergendo in queste settimane. E, forse, anche con un pizzico di ottimismo in più: se dovesse infatti andar male nel 2020, l’attuale primo cittadino visto l’andazzo può sempre sperare di ricandidarsi nel 2030.
Nel frattempo, da qui a maggio c’è ancora tempo: c’è il record di otto candidati del 1997 da battere, così come se qualche altro ex sindaco volesse aggiungersi alla lista di aspirante primo cittadino si potrebbe pensare ad entrare nel guinnes dei primati. Tanto oramai Agrigento è una giostra: altro giro, altra corsa.
Mauro Indelicato – Infoagrigento.it