La politica degli ideali: il caso Agrigento tra prassi e malcostume
Almirante e Berlinguer. Due politici, un comune denominatore: avere un ideale. Un “ideale” assimilabile ad un modo di pensare completamente diverso l’uno dall’altro; modi d’agire tipicamente opposti e contrastanti.
Due poli universalmente in conflitto che si rispecchiavano la fotografia di due filosofi, Nietzsche e Marx, ovvero quei due pensatori così diversi, ma che “si davano la mano”.
Almirante e Berlinguer furono per molti esempi da imitare, icone di una politica di forti “scontri”, ma che perseguivano un unico obiettivo: un’Italia migliore. Leader di fazioni opposti che si contrastavano nelle piazze, ma che dialogavano, parlavano (forse anche in segreto) e che si rispettavano. Era un dialogo tra gli eredi di due grandi anime del Paese: quella di destra e quella di sinistra.
Altri tempi qualcuno direbbe; ma tempi in cui vigeva il rispetto, l’onestà e sicuramente un modo di fare politica più civile.
Un modo del tutto opposto a ciò che si assiste ad Agrigento, terra che ha dato lustro negli anni a noti esponenti della politica nazionale e regionale. Terra che ha sempre avuto la capacità di avere un ruolo politico di primo piano nei palazzi del potere. Una terra che però ancora oggi soffre una marginalità che solo qui, terra di pirandelliana memoria, poteva accadere.
Almirante e Berlinguer da un lato, e dall’altro Riccardo Gallo e Giuseppe Zambito. Quest’ultimi rispettivamente deputato nazionale e vicesegretario regionale di Forza Italia, e segretario provinciale del Pd agrigentino.
È infatti questa la considerazione che oggi nasce dalla “farsa” di “Agrigento 2020”, il movimento nato da una grande alleanza che vede all’interno varie anime politiche frutto di esperienze non certo idealmente vicine e assimilabili.
Qualcuno potrebbe dire che il quadro politico agrigentino di “Agrigento 2020” altro non è che l’evoluzione di una politica nata appunto con Almirante e Berlinguer. Un dialogo che oggi più che segreto è reso noto da una atipicità data dal fatto che il Pd trova un accordo politico con Forza Italia (sotto mentite spoglie) e che alla gente comune si vuol ancora far credere che non c’è alcuna complicità trasversale fra i due partiti. Nulla di male, per carità, ma ciò che la storia ci ha insegnato è che Almirante e Berlinguer dialogavano per un ideale comune, un’Italia da far crescere.
Il dialogo politico attuale è invece capovolto verso un concetto alquanto bizzarro e poco nobile: trovare poltrone per “piazzare” questo o quel fantoccio e governare. Accordi che si limitano a spartire un potere che non vede più il cittadino al centro dell’interesse politico.
Il caso “Agrigento 2020” è emblematico per comprendere come oggi la politica ha perso quel comune senso del pudore. Nessun ideale, nessun interesse per la collettività, ma solo un becero tentativo di tentare di accaparrarsi una “poltrona” attraverso accordi, o presunti tali.
Il caso di “Agrigento 2020” infatti è solo quello più eclatante rispetto ad un malcostume che coinvolge tutti, o quasi, gli schieramenti politici.
Almirante e Berlinguer, Nietzsche e Marx; ad Agrigento forse sarebbe meglio citare Pirandello e Sciascia.
Da che mondo è mondo, qui è sempre stato così… e forse sempre lo sarà.
Francescochristian Schembri
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