“Aveva gli occhi tristi e una grande voglia di vivere e di scoprire le bellezze del mondo quella bimba di dieci anni…”
Come non cominciare a parlare della sensibilità e dell’empatia che un maestro dovrebbe portare con sé nel proprio bagaglio delle competenze umane e professionali.
Quanti punti si dovrebbero attribuire in una graduatoria per il reclutamento di docenti, anzi di “Maestre e Maestri” di cultura e di Vita, per la predisposizione all’ascolto e alla comprensione dei piccoli alunni che ci vengono affidati.
La piccola Faustina, confortata dallo sguardo amorevole dei suoi insegnanti, affronta un brutto attacco di appendicite lontana dai suoi genitori durante una gita scolastica…
Da Maestra a Maestro, mi permetto di condividere con l’autore Giuseppe Maurizio Piscopo, il desiderio di scrivere sul registro di classe non solo una di queste esperienze, ma tutte le svariate situazioni quotidiane che ogni giorno ci troviamo a fronteggiare, magari con un sorriso rassicurante sulle labbra.
Anche il “sorriso” credo debba essere valutato nel curriculum di un insegnante.
Una mia alunna iscritta ad anno scolastico già avviato, mi disse dopo la prima settimana di frequenza nella mia classe “Ma com’è che la maestra che avevo prima, non rideva mai?”
“Forse era una maestra porta carbone come Giovanna…” avrei potuto rispondere.
La chiamerò solo Giovanna, per rispetto ai docenti che “sono maestri” e non “fanno i maestri”… sono quelli che portano raggi di sole in classe e trasformano la lezione del giorno all’occorrenza per parlare di un papà che ha perso il lavoro, di una sorellina che sta male, di una mamma che la notte deve andare a lavorare… e magari si trova a spiegare la lezione sui Diritti e Doveri più bella dell’anno scolastico.
E un “maestro porta raggi di sole” lo fa inconsapevolmente, semplicemente perché non potrebbe fare alcun altro mestiere nella sua vita.
E così mentre Giovanna si infastidisce sentendo “ronzare” i bambini intorno, il “maestro porta raggi di sole” non sta mai alla cattedra e usa una sediolina per avere lo stesso punto di vista dei suoi piccoli, e per toccare con mano le piccole grandi difficoltà del mestiere più difficile di tutti: “Imparare”.
Sì, proprio così, Giovanna pensa a quanto si senta assonnata alla prima ora di lezione, soffocata dalle quattro mura di una piccola classe, e assordata dalle voci di mocciosi rumorosi.
D’altronde Giovanna è “maestra per ripiego”, un buon posto statale sicuro, dopo tante raccomandazioni e regali alle persone giuste, non si poteva lasciare… ma la lontananza dalla sua Sicilia e l’esasperazione per un lavoro non amato, portano la protagonista ad azioni incresciose.
Un’attenta e precisa analisi del ruolo del “Maestro” attraverso la storia e la letteratura a cura di Salvatore Ferlita completa questo piccolo scrigno di spunti riflessivi per chi ha avuto una “maestra porta carbone” e per chi probabilmente lo è stato.
Da autrice ad autore, mi permetto di ultimare questa mia semplice recensione con un invito: “Perché non partire da questo libro per un’indagine tra i banchi di scuola e una successiva pubblicazione di buone pratiche in classe?”
Perché “Maestri per passione” come Giuseppe Maurizio Piscopo ce ne sono, soltanto che non fanno più notizia!
Recensione di
La maestra portava carbone
A cura di Maria Concetta Armetta