Dopo il successo della Fortitudo Cup, ora si passa a una serie di incontri presso gli istituti scolastici in collaborazione con l’Associazione Acuarinto: l’occasione è stata il seminario “A come Assist, A come Accoglienza“, iniziativa volta a promuovere l’integrazione sociale attraverso uno strumento importante come lo sport, abbattendo soprattutto la barriera del razzismo.
L’idea di chiamare così questo seminario nasce proprio dall’utilizzo di un termine tecnico all’interno del suo titolo: l’assist, nel basket così come in altri sport di squadra, definisce non solo un passaggio decisivo per segnare un canestro (nel nostro caso), ma soprattutto un aiuto, un gesto condiviso che permetta il raggiungimento dell’obiettivo comune, cioè la vittoria.
“La possibilità di incontrare i ragazzi all’interno delle scuole ci ha dato la possibilità di raccontare l’esperienza dei giocatori e della società, che già in passato si è impegnata in progetti per l’integrazione sociale, ma soprattutto la possibilità di far raccontare agli ospiti dell’Associazione Acquarinto le proprie esperienze, sia al loro arrivo in Italia durante la loro vita in comunità: sono proprio loro che hanno dimostrato come attraverso lo sport siano riusciti a trovare un modo veloce e immediato per integrarsi nel tessuto sociale agrigentino“, spiega Laura Vento, responsabile marketing della società biancazzurra e presente al Liceo Empedocle con coach Franco Ciani e i giocatori Kelvin Martin, Bruno Mascolo, Federico Vai, Marco Evangelisti e Rino De Laurentiis. “Per noi questi momenti sono sempre molto importanti, questa seconda fase del progetto testimonia anche come le scuole stesse rispondano con entusiasmo alle nostre iniziative. Sicuramente lo sport è da considerarsi un valido veicolo di aggregazione sociale e di educazione al rispetto“.
Lo sport senza alcun dubbio può considerarsi un valido veicolo di integrazione sociale, rispetto per il prossimo e strumento di inclusione sociale. Tra le tante attività svolte anche negli anni passati dalla Fortitudo Moncada Agrigento, infatti, ci sono parecchie iniziative di solidarietà nei riguardi delle comunità che accolgono gli immigrati stranieri e i rifugiati politici, dalla raccolta di beni di prima necessità, al servizio dei giocatori presso la mensa della solidarietà, alla partecipazione alle partite in casa da parte dei ragazzi ospiti delle comunità alloggio.
La collaborazione con Acuarinto, mira proprio a coniugare due strumenti importanti quali lo sport e la solidarietà, che possono svolgere un ruolo importantissimo nel favorire l’integrazione di soggetti appartenenti a culture ed etnie diverse che vivono già un disagio personale gravissimo, trattandosi quasi sempre di soggetti costretti a scappare dalla propria terra e che trovano non pochi ostacoli a doversi inserire all’interno delle comunità che li accolgono, e che purtroppo non sempre sono pronte a riceverli; tanti sono i limiti e gli ostacoli da superare, dalla lingua e la difficoltà a comunicare, alle differenze etnico-culturali che rallentano il percorso di integrazione, fino alla reticenza e alla diffidenza nei riguardi del “diverso” da noi e da ciò che conosciamo bene.
“Un’iniziativa direi brillante“, dice Claudia Sinaguglia, educatrice presso l’Associazione Acuarinto, “perché quanto si parla di integrazione lo sport è un ponte fondamentale che permette una comunicazione con i ragazzi che noi ospitiamo. Molto spesso i nuovi arrivati, che non conoscono la lingua né la cultura italiana ma sono sballottati in una nuova realtà, hanno un approccio difficile alla loro nuova situazione, noi utilizziamo lo sport proprio perché grazie a questo riusciamo a entrare nel cuore dei ragazzi“.
Il racconto delle personali storie degli ospiti dell’associazione, oltre al contributo dei giocatori e del coach della Fortitudo, vuole essere un modo semplice e diretto per portare all’attenzione dei ragazzi delle scuole un tema importante ed attuale quale l’accoglienza, soprattutto per una realtà come Agrigento che lo vive da molto vicino.
“Una mattinata interessante, una bellissima esperienza che non dimenticheremo facilmente“, racconta Roberta Rao, studentessa del Liceo Empedocle. “Abbiamo potuto constatare quali difficoltà incontrino le persone che arrivano qui da noi per integrarsi nel nostro territorio, e come lo sport possa facilitare tutto questo. Interessante anche ascoltare l’esperienza dei giocatori, in particolare di quelli stranieri, che ogni anno si ritrovano a dover integrare gruppi di persone di cui conoscono poco o niente, ma grazie allo sport trovano subito una lingua comune“.
Fonte fortitudoagrigento.it