La legge non ammette ignoranza ed “una semplice -cattiva abitudine- non può andare oltre il perimetro normativo”.
L’informatica risulta di fondamentale interesse strategico e sociale per tutta la nazione, avendo risvolti inevitabili nella vita reale dei cittadini e per tutte le attività di pubblico interesse, anche per la salvaguardia di valori tutelati dalla normativa vigente.
Agli “informatici” sono demandati la progettazione ed il controllo di banche dati strategiche, servizi indispensabili, infrastrutture critiche, sistemi di difesa militari, l’ordine pubblico, l’istruzione, la sicurezza sociale ed il servizio sanitario nazionale.
Negli anni si è assistito ad una totale violazione dei requisiti che la legge impone all’esercizio della professione di informatico. Di tali “mancanze”, a partire dal 2001, si sono “macchiate” la totalità delle Pubbliche amministrazioni, che hanno colpevolmente eluso tutte le tutele imposte dalla normativa verso la collettività.
I rischi reali, che si riflettono poi sui servizi alla collettività e sul cittadino-contribuente, si palesano in attacchi informatici che sfruttano falle ed errori di progettazione e controllo, spesso facilitati ad opera di soggetti non idonei per legge a ricoprire il ruolo tipico dell’ingegnere dell’informazione.
Dal 2020 abbiamo assistito ad una crescita esponenziale di attacchi informatici che hanno messo in serio pericolo e bloccato i trasporti ferroviari nazionali, bloccato le vaccinazioni Covid, attentato alla sicurezza sociale, alle forniture di energia ed al traffico aereo.
E’ evidente che le infrastrutture, le banche dati ed i sistemi, non possono essere lasciati in balia di soggetti improvvisati e senza alcuna legittimazione prevista per legge.
La legge in vigore prevede ed impone dei requisiti ben precisi a chi vuole definirsi “informatico”, tra cui il più importante è il superamento dell’esame di Stato per l’abilitazione e pene severe per chi trasgredisce.
Non si comprende come le Pubbliche amministrazioni possano permettersi il lusso di trasgredire una norma di legge ed accettare i relativi rischi a spese del cittadino contribuente.
Ogni Pubblica Amministrazione ha facoltà di attuare azioni correttive delle distorsioni descritte e di agire in autotutela. Si invitano le istituzioni ed i soggetti preposti a riorganizzarsi, ad esempio, istituendo una nuova figura nella relativa area professionale “ingegneria dell’informazione”.
La permanenza di situazioni di palese illegalità nelle Pubbliche Amministrazioni espone il datore di lavoro ed il dirigente di turno ai reati collegati previsti dal codice penale.
L’Ordine professionale, a tutela della professione e del rispetto delle leggi, si riserva di segnalare il perdurare di tali condotte criminose alle autorità competenti.
Per ulteriori approfondimenti, lo scrivente Ordine degli Ingegneri rinnova la propria diponibilità alla cooperazione sia con gli iscritti che con i soggetti istituzionali chiamati a gestire il suddetto settore dell’ingegneria dell’informazione.
Per ulteriori approfondimenti, il testo integrale delle linee guida per la P.A. è consultabile sul sito
https://www.ordineingegneriagrigento.it/la-figura-professionale-dell-ingegnere-informatico-nella-pubblica-amministrazione-e-violazione-sistematica-degli-obblighi-di-legge/