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La convinta battaglia dell’avvocato Nicodemo Gentile a favore dei reclusi

Nicodemo Gentile

Francesco Pira e Nicodemo Gentile

La cosa che ho apprezzato subito nel suo stile e ne suo modo di fare e di interagire è la semplicità. Nicodemo Gentile è conscio di essere un grande penalista, un Principe del Foro, ambito dalle tv nazionali per raccontare il suo punto di vista sugli omicidi più intricati.

L’ho conosciuto in Sicilia nella splendida Villa della Baronessa Tina Alfieri, dove ha chiuso un seminario di criminologia, a cui ho avuto l’onore di partecipare anch’io come relatore, organizzato dall’Istituto Eliea presieduto dal bravissimo Edoardo Genovese. Ha presentato in una location stupenda, il giardino della villa, il suo libro intitolato “Laggiù tra il ferro – Storie di vita, storie di reclusi “.

“Un libro in cui scrivo di un viaggio – mi dice subito l’avvocato Nicodemo Gentile – Può sembrare un paradosso considerando che racconta le storie di chi invece è costretto dalle sentenze “In nome del popolo italiano” ad esser recluso. Ma il viaggio invece c’è eccome: un viaggio tortuoso, doloroso e che cambierà la prospettiva di quella cosa spesso invocata, violata e vilipesa che è il carcere.
Nicodemo Gentile è un avvocato cassazionista molto noto al pubblico che ne apprezza insieme all’indiscussa abilità forense la sua umanità. Ed è proprio scavando dalle sue esperienze di legale impegnato in tantissimi processi dalla risonanza mediatica eccezionale come quello per l’assassinio di Meredith a Perugia o il delitto dell’Olgiata.

La sua grande capacità consiste nel leggere oltre le carte di un processo che lo ha portato ad impegnarsi in iniziative filantropiche e a prendere penna e carta per scrivere Laggiù tra i ferri – Storie di vita, storie di reclusi (Imprimatur edizioni). “Un libro che ho scritto non per raccontare le vicissitudini processuali dei detenuti”. Precisa l’autore: “Piuttosto per far capire come funziona il sistema carcerario, come passano i loro giorni all’interno, quali pensieri affollano la loro mente e con che spirito affrontano la loro vita dietro le sbarre”.
Nicodemo Gentile è un uomo concreto, capace di guardarti dritto negli occhi. E il suo libro lo rispecchia non c’è retorica soltanto sapienza e umanità.
E questo traspare anche dalla prefazione del bravissimo Massimo Picozzi che ha scritto come il libro è necessario: “per conoscere il carcere, chi lo abita entrandoci e passandoci del tempo”.

Nicodemo Gentile, conteso dai maggiori programmi televisivi che si occupano di crimini e cronaca nera, sta girando le città italiane per raccontare le sue esperienze, confrontarsi con le persone che affollano le presentazioni del suo libro per parlare di carcere, di detenzione, di permessi, di 41 bis. Lo fa con stile, semplicità, senza fare sconti a nessuno. Ed è questa la cosa in assoluto che ho più apprezzato di questo avvocato dal volto umano. Fiero di essere meridionale, capace di vedere la luce anche dove il buio è fitto. Un uomo che vale la pena di conoscere, così come vale la pena di leggere il suo lavoro. Non soltanto per conoscere i retroscena delle storie di Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania, di Winston Manuel Reyes condannato per l’omicidio dell’Olgiata e per tanti altri che si sono affidati ad un grande penalista pieno di umanità.

Leggere il libro di Nicodemo Gentile e parlare con lui lascia dentro una voglia incredibile di migliorare la nostra società, di avere rispetto verso tutto e tutti, di cercare quella verità che non sempre riusciamo a trovare. Quello che ho trovato straordinario in lui è la passione che ci mette in tutto quello che fa. E quando gli ho chiesto di scrivere di suo pugno la dedica sulla mia copia del libro mi ha spiazzato: “Al mio caro Prof Francesco Pira, le passioni esagerano. Ma sono passioni proprio perché esagerano”.

Francesco Pira

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