Dallo studio risulta che il divario tra i migliori classificati e quelli meno competitivi si sta ampliando. A guidare la classifica dei Paesi che sfruttano maggiormente le TIC per favorire la competitività vi è l’isola-stato di Singapore, che l’anno scorso era seconda, seguita dalla Finlandia (a cui ha strappato il primo posto) e dalla Svezia, che invece conferma la terza posizione. Seguono Paesi Bassi e Norvegia.
A completare la top ten vi sono poi gli Stati Uniti al settimo posto, il Regno Unito all’ottavo, il Lussemburgo al nono e il Giappone al decimo, che ha guadagnato sei posizioni rispetto all’anno scorso. Tra i 143 Paesi presi in esame dallo studio, la Germania arriva 13esima, la Francia 26esima e l’Italia solo 55esima, anche se ha guadagnato tre posti dal 2014 ma è preceduta non solo da tutte le maggiori economie ma anche da Croazia, Ungheria, Giordania, Panama, Costa Rica e Macedonia (47ma).
Rispetto all’indagine dell’anno scorso, l’Italia ha conquistato tre posizioni rispetto al 2014 ma nel 2013 eravamo cinquantesimi. Restando in argomento Europa, va sottolineato che nel 2015 sette dei Paesi nella Top 10 sono europei, più che nel 2014, grazie al Lussemburgo (nono), che, insieme al Giappone (decimo), entra nella classifica dei primi dieci a scapito di Corea del Sud (12ma) e di Hong Kong (14mo). Di conseguenza, solo Singapore rappresenta le “Tigri asiatiche” nella Top 10 quest’anno. Oltre a Singapore e Giappone, gli Stati Uniti, stabili al settimo posto, sono l’unico Paese extra-europeo del gruppo. Gli autori del report notano ancora che l’Europa è sede di alcuni dei Paesi più connessi e delle economie più innovative del mondo, tra cui spiccano i Paesi nordici e quelli dell’Europa occidentale. Sull’Europa meridionale, gli studiosi scrivono che Portogallo (28mo, in risalita di cinque posizioni), Italia (come abbiamo visto, 55ma, +3) e Grecia (66ma, +8) “migliorano significativamente rispetto all’anno scorso grazie a forti avanzamenti nell’utilizzo delle Ict nella Pa, mentre Malta (29ma), Spagna (34ma) e Cipro (36ma) restano stabili.
Anche per quest’anno, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il rapporto annuale del Forum Economico mondiale, evidenzia il divario digitale esistente ed in particolare il ritardo del nostro Paese rispetto al contesto internazionale, che evidenzia la diffusa mancanza di competenze e di cultura digitale. I problemi sono ben noti e vanno dalla mancanza di strategie a lungo termine, assenza di programmazione e investimenti, mancanza di servizi online etc.. Insomma ancora l’innovazione in Italia non gode affatto di buona salute.