fbpx
Regioni ed Enti Locali Salute

Interruzione della gravidanza, Federconsumatori: “garantire alle siciliane il diritto alla salute”

punto nascitaLa sostanziale impossibilità, per le donne siciliane di molte Province, di interrompere volontariamente la gravidanza è un fatto che ha origini lontane ma che oggi, nel 2016, risulta ancor più grave e intollerabile.

Come messo in luce dalla stampa nei giorni scorsi la situazione, nelle strutture sanitarie pubbliche ma anche in quelle private convenzionate, è gravissima. “Il diritto all’obiezione di coscienza – spiega il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – è sacrosanto, previsto dalla legge 194 e va tutelato. Tuttavia non è accettabile che a causa dell’eccesso di obiettori si sia creato una sorta di turismo dell’aborto, con centinaia di donne siciliane che ogni anno devono spostarsi per decine e decine di chilometri per poter esercitare un loro diritto: interrompere in tutta sicurezza, e gratuitamente, una gravidanza che non vogliono portare a termine”.

“E’ evidente – continua La Rosa – che le autorità sanitarie regionali e nazionali devono, e anche in fretta, prendere in mano la situazione e fare in modo che ogni ospedale abbia un adeguato organico, sanitario e parasanitario, per permettere ad ogni donna siciliana che lo voglia di interrompere la gravidanza. Pur rispettando il diritto dei professionisti della sanità di non praticare l’aborto – conclude il presidente regionale di Federconsumatori – l’Assessorato Regionale alla Salute e il Ministero devono garantire la presenza di almeno un medico “abortista” in ogni struttura pubblica e convenzionata. Solo così potrà essere garantito il diritto dei medici ad obiettare senza togliere alle donne siciliane quello di interrompere volontariamente la gravidanza”.

Federconsumatori Sicilia teme che se la situazione non cambierà, oltre alla negazione di un diritto previsto dalla legge 194, le donne siciliane possano andare in contro anche a rischi per la salute e a spese non dovute qualora si trovassero costrette a rivolgersi a cliniche private al di fuori del regime di convenzione.